venerdì 31 luglio 2009

Se la mela diventa marcia


La fortuna della Microsoft è sempre stata anche il suo tallone d’Achille: ottenuta grazie a cartelli, accordi, partnership più o meno legali tra compagnie produttrici di software e hardware al fine di aumentare la distribuzione dei suoi sistemi operativi, è proprio per questo finita in tribunale un bel po’ di volte e si è inimicata moltissimi appassionati d’informatica. Insomma, i vari Windows non sono diventati così popolari perchè migliori di altri ma perchè, quando andavi a comprare un pc, per un motivo o per l’altro ce li ritrovavi già installati, senza possibilità di scelta. Di qui l’abitudine dei consumatori di utilizzare prodotti Microsoft anche quando non conviene.

Una buona parte degli appassionati d’informatica si è dedicata allora a Apple-Macintosh, il sistema ideologicamente e tecnicamente rivale. La Apple negli anni si è fatta pubblicità come azienda amica degli artisti (i musicisti usano Mac), dei creativi (i fotografi usano Mac), dei designers (i grafici usano Mac), del volontariato e dell’ambiente (qualcuno ricorda il banner di “Greenpeace” sul sito della Apple?), in contrapposizione alla “dittatura del denaro” di Bill Gates.

Poi, una volta fatta l’immagine, Apple ha deciso di fare i soldi. Nella stessa maniera in cui li ha fatti Microsoft: ammazzando (sul mercato) i rivali senza pietà e cercando di imporsi in tutti (tutti) i modi.

Qualche mese fa fece scalpore la notizia del blocco di iPodHash, il programma che permetteva di mettere la musica su apparecchi iPod tramite computer Linux. L’obiettivo era chiaro: fare in modo che chi usa un pc con sistema operativo open source non possa usare l’iPod. Per bloccare il software la Apple ha mandato i suoi avvocati dai programmatori e li ha minacciati di denunce (che non avrebbe mai potuto effettuare, in realtà), tutto questo per screditare l’open source: chiamasi fascismo. I programmatori indipendenti hanno ceduto alle minacce ed hanno smesso di lavorare ad iPodHash, ma fortunatamente la magistratura americana ha aperto un’inchiesta.

Poi una serie di fatti sempre di questo genere per vietare la circolazione di tante applicazioni per iPhone “scomode” perchè non controllate direttamente dall’App Store, il servizio da cui è possibile scaricare cianfrusaglie per il cellulare Apple. Tra queste, il programma per girare video Qik. Qik è un ottimo video maker, semplice e leggero, perfetto per i cellulari di ultima generazione e particolarmente funzionante su iPhone. Peccato non sia di proprietà della Apple che, visto che non ci guadagna un centesimo dalla sua diffusione, è riuscita ad impedirne l’installazione sui suoi prodotti.

Oggi è scoppiato il caso Google Voice, un’applicazione di Google per iPhone molto criticata dagli esperti del settore, ma che in ogni caso la Apple non avrebbe dovuto bloccare. Leggetevi l’articolo di Repubblica qui.

Insomma la casa di Cupertino si scaglia contro l’open source, contro le altre software houses, contro i servizi di telefonia che non gli sono simpatici, contro tutto ciò che non gli fa fare abbastanza soldi. Qui non sto parlando male dei suoi prodotti, dagli ottimi sistemi agli innovativi lettori mp3, ma della politica aziendale: quello che è Apple va con Apple (Final Cut, iPod), quello che non è Apple va distrutto. Amica dei creativi?

www.techcrunch.com

martedì 28 luglio 2009

"Prima o poi moriremo tutti urrà!" Dialogo sul tempo con Carlo Sini e Rocco Ronchi


Nell'ambito della rassegna cervese "Filosofia sotto le stelle" il filosofo Carlo Sini (classe 1933) e il suo allievo Rocco Ronchi (classe 1957) hanno discusso sui concetti di tempo ed eternità da Platone ad oggi. Dall'alto della mia completa ignoranza e gigantesca incompetenza filosofica, eccovi un sunto del dibattito spiegato come lo spiegherei alle mie nonne.

Noi abbiamo una concezione negativa del tempo. Il tempo è caducità, vecchiaia, cose che terminano, roba che si consuma, timore della fine, timore della morte. E abbiamo una concezione positiva dell'eternità: ti amerò per sempre, stai con me forever, vorrei che questo momento non finisse mai, "Di qui all'eternità". Fin qui tutto chiaro: morte contro perenne benessere.

Non so quali brutte cose siano capitate a Ronchi nella sua vita, sta di fatto che lo hanno convinto del contrario: il tempo è quella cosa che guarisce, fa dimenticare le disgrazie, mentre l'eternità è orribile, significa pena senza fine. Non a caso quando pensiamo all'Inferno ci rifacciamo alle attività spiacevoli senza fine a cui erano costretti i condannati di Dante. E poi le cose belle non sarebbero belle senza labilità: la vita è bella perché si sviluppa, i progetti sono interessanti perché hanno un fine (e quindi una fine), l'orizzonte è bello perché è orizzonte.

Provate a prendere un bel momento e moltiplicarlo all'infinito, e ve ne romperete le scatole in fretta.
Provate a prendere un brutto momento, e non vedrete l'ora che finisca.
Noi viviamo "il" tempo, non "nel" tempo, e non ne dobbiamo aver paura, ma sfruttarlo.

Chiaro? Se è tutto chiaro dimenticatelo pure, perché il tempo non esiste (hippy urrà per la psiche umana!). Come spiega Platone nel dialogo "Timeo" noi viviamo "momenti dell'eternità": il sole sorge tutti i giorni, la luna si mostra tutte le notti, la terra gira su se stessa e si rigira su se stessa, l'estate ritorna ogni anno, gli anni ricominciano ogni gennaio. In eterno. Il tempo, spiegano i due filosofi, è una stupida contingente invenzione umana, un "aiuto" che l'uomo si è creato per essere più organizzato quindi psicologicamente più stabile. Perciò smettiamola di parlare di tempo ed eternità, non ha senso. E io sono pienamente d'accordo: la prossima volta si va al cinema.

Insomma, il dialogo è stato interessante e i due interlocutori bravi, simpatici e disponibili, ma io sono scettico per natura, figuriamoci nei confronti di quelle discipline che faticano (sempre che ci riescano) a spiegare le proprie proposizioni, dalla filosofia alla psicologia passando per la strepitosa semantica strutturale di de Saussure (me la ricorderò per sempre come esempio di perdita di tempo, tanto per rimanere in tema).

"Lei che lavoro fa?"
"Io faccio il filosofo teoretico"
"Cavolo, avrà un sacco di tempo libero!"
"Il tempo non esiste, esistono solo momenti di eternità"
"Lo vede che ha un sacco di tempo libero?"


(Nella foto, Carlo Sini in montagna contempla l'Eterno)

sabato 25 luglio 2009

Sleepy Sun all'Hana Bi

SLEEPY SUN
Hana Bi (Marina di Ravenna), 23/07/2009
Entrata libera
Fondamentalmente nulla di nuovo. I californiani Sleepy Sun portano sul palco di un gremito Hana Bi un po’ di Black Angels, un tocco di Oneida, un pizzico di Motorpsycho e uno spruzzo di Grateful Dead: insomma, bei riffoni di basso supportati da una potente batteria e seguiti da due chitarre distorte piene di delay. Al tutto, già molto psichedelico, si aggiungono le splendide voci sporche e riverberate dei due cantanti, un ragazzo con i baffetti alla D’Artagnan (molto hippy) e una ragazza dotata di un ugola delicatissima e potente al tempo stesso.

Sul palco non si risparmiano, e tra un effetto Larsen e l’altro (i volumi erano un po’ troppo alti) un’ora e mezzo di concerto passa in un secondo. Suonano canzoni lunghe e varie (un po’ di progressive è d’obbligo, eh) che partono cattivissime per poi spegnersi lasciando la parola ai due coristi in simbiosi perfetta e riaccendersi in un vortice di suoni malati, onirici e a volte dannosi (ho già detto che i volumi erano un po’ troppo alti?).

Nulla di nuovo, ma proprio ben fatto.

Se poi ci mettiamo il fatto che, finito il concerto, i cinque (visibilmente ebbri) si sono buttati in pista per ballare in maniera scatenata e convulsa successi anni ’90 come “T’appartengo” dell’Ambra Angiolini o “Barbie Girl” degli Aqua otteniamo qualche punto in più. Bravi, modesti, spiritosi.

mercoledì 22 luglio 2009

Mastella vieni a pescare con noi

Dunque. Dunque dunque. Un parlamentare europeo guadagna 290 euro per ogni giornata di lavoro, più 5.700 euro netti al mese di stipendio, più 4 mila euro circa al mese per spese varie ed eventuali (un "bonus"), più rimborso spese (taxi, aerei, hotel), più 17 mila euro al mese per pagare i propri collaboratori (chi e quanti lo decide lui stesso).

Chi è quell'incredibile faccia da culo che oserebbe scatenare il finimondo perchè secondo lui questa è una paga da fame? Ma il mitico deputato del PDL Mastella, che dopo essere stato di centrosinistra con Prodi si è reso conto che si guadagna di più ad essere di centrodestra con Berlusconi ed è anche riuscito a farsi eleggere parlamentare alle scorse elezioni (e qui scatta l'applauso agli elettori).

Peccato però che non si fosse informato sulla "miseria" che guadagnano gli eurodeputati, e al primo stipendio si sia offeso e lo abbia detto ai giornalisti. Lo offenderei io, a morte però.

Repubblica

venerdì 17 luglio 2009

Le Fantastiche 4 salvano l'Umanità e affossano l'Università


Non ho ancora parlato sul blog del caso "Le fantastiche 4", la campagna pubblicitaria dell'Università di Bologna che ha scatenato le ire dell'inferno. Lo faccio adesso perchè, se non combatto la battaglia in prima fila, perlomeno la sostengo.

Punto della situazione: I Poli universitari romagnoli (Ravenna, Rimini, Forlì e Cesena, che fanno capo alla bolognese Alma Mater) affidano la propria campagna pubblicitaria cartellonistica ad una agenzia che per 40 mila euro piazza sui muri di mezz'Italia la foto di quattro gnocche con maglietta attillata e sguardo ammiccante che in teoria dovrebbero rappresentare i Poli in questione.

Il cattivo gusto è subito evidente, professori e studenti s'indignano e non la mandano a dire. Spiega la giurista Carla Faralli in Senato: "Al di là del fatto che è lesivo della dignità di genere, quello che è ancora più grave è il messaggio educativo che passa in un momento in cui le ragazze devono orientarsi nella scelta e hanno in testa l'idea: farò la velina, per poi fare la parlamentare. Non ho parole, sono indignata, così si colpisce l'immagine della nostra università e il lavoro di qualità che i colleghi e le colleghe stanno facendo".

Ma la cosa non finisce qui: alcuni studenti tra cui Cecilia Benzoni (ciao Ceci) scoprono che l'idea del messaggio è stata "rubata" niente popò di meno che a Noemi Letizia, salita in cattedra (tanto per rimanere in tema) negli ultimi mesi per il caso "papi": è stata lei a pubblicare per prima un video e alcune foto dove assieme a tre amiche posava appunto come "le fantastiche quattro" all'interno di un'aula scolastica.

Il vicesindaco ravennate Mingozzi (PRI), che assieme ad altre 15 persone (di cui tre donne) aveva dato il via libera alla campagna, prova a difendersi: "A nessuno è venuto il dubbio che fosse offensiva. Credevamo solo di dare una rappresentazione fumettistica delle facoltà romagnole". Sempre rimanendo a Ravenna, il consigliere del PD Bassi ha detto: "Con due lire si è fatta una campagna che ha portato l'università romagnola sulle primissime pagine dei due principali quotidiani nazionali. Ha anche provocato la reazione di Oliviero Toscani, di solito ci vogliono sei mesi per trovarlo, è l'equivalente di un investimento pubblicitario di 55 mila euro".

A Mingozzi rispondo: la campagna non è neanche tanto offensiva, è proprio stupida, al massimo offensiva nei confronti dell'intelligenza delle persone, non di qualcuno in particolare. E poi sono stati pagati i diritti d'autore a Noemi?
A Bassi rispondo: i "due soldi" sono stati 40 mila euro. Se fossero stati due soldi, si sarebbe fatta meno polemica, visto che due soldi è l'effettivo valore di questa campagna. Oliviero Toscani, per la cronaca, ha ritenuto l'immagine orribile e provinciale, soffermandosi sugli incredibilmente brutti mutandoni neri.

Io faccio due considerazioni. La foto sembra fatta da un orbo ed elaborata a Photoshop da un bambino di cinque anni: ombre messe a caso, scritte sulle maglie artificiali e plasticose che più non si può, ritaglio delle sagome eseguito con particolare incompetenza. 40 mila euro. Me cojoni. E poi la seconda riflessione: l'Università di Bologna produce come fossero piscio dai 200 ai 400 grafici pubblicitari all'anno, tra tutte le sue facoltà. C'era bisogno di regalare dei soldi ad un'agenzia esterna per realizzare questa roba? Promuovere, che ne so, un concorso interno per gli studenti universitari? Farla fare ad uno dei duecento professori di marketing? C'è qualcos'altro, sotto?

Guarda il video di Noemi e le fantastiche 4
Repubblica
RomagnaNoi (La Voce di Romagna)
Corriere di Bologna

giovedì 16 luglio 2009

Evvai, esportiamo merda anche noi!

Maurizio Nichetti prima lavora come sceneggiatore per Bruno Bozzetto (non so se rendo l'idea), poi conduce un programma in Rai con la Banda Osiris (non so se rendo l'idea), poi diventa regista, poi impazzisce. L'ultima fase è cominciata da qualche mese, io l'ho scoperto solo oggi grazie a Repubblica.

Il fatto è che Nichetti ha ideato un cartoon stile giapponese ma ambientato in Italia, e fin qui nulla di sbagliato. L'idea di fondo era creare un prodotto "globale" che potesse essere pubblicato anche all'estero, per ridare linfa vitale all'industria cartoonifera italiana. Tant'è che la serie originale è in inglese: la Rai dovrà farla doppiare. Niente di male.

Il primo dubbio sale però in fase di produzione: cartoon italiano, rivolto a tutto il mondo, realizzato in... Corea? Ma come! E i disegnatori italiani? Cos'è, si fa come la Fiat, che per risollevare l'industria italiana progetta una nuova macchina e la va a fare in Polonia rischiando la chiusura degli stabilimenti in madrepatria? Funziona proprio così il made in Italy? Vabbè.

Il secondo enorme dubbio riguarda il contenuto. Nichetti spiega ai giornalisti che i riferimenti principali sono "film come High school musical, serie come Hannah Montana, reality e talent show come X Factor e Amici. Uno dei punti centrali di Teen days (questo è il titolo dell'immonda cosa, ndr) è il rapporto tra i ragazzi e le rispettive famiglie, tutto dentro una scuola musicale come quella di Saranno famosi".

Ma dico, siamo impazziti? Ci siamo fottuti il cervello? C'era proprio bisogno di creare l'ennesimo mostro che insegni ai ragazzi che nella vita l'importante è partecipare a un talent show e vincere? Che al mondo non c'è nulla di più bello che farsi la guerra l'un con l'altro? Che bisogna essere famosi a tutti i costi? Pare di sì. "Una storia quindi che si rifà al filone studentesco - continua Nichetti - con relativi conflitti verso professori e genitori, problemi di studio, dinamiche tra amici, primi innamoramenti e amori".

Già, perchè i giovani d'oggi sono tartassati dai genitori e dai professori che cercano d'insegnare loro che c'è qualcosa di più dell'I-Phone, sono frenati da questa società vecchia e bacchettona che insiste nel dire che studiare a scuola e sviluppare una propria personalità sia meglio che comparire in tivù. Grazie Nichetti per averlo sottolineato: anche a te dedico una parte delle future Noemi e dei futuri Corona sparsi per l'Italia.


Una volta gli seneggiatori italiani producevano la mucca Alvaro, la tartaruga Gnappetta e West and Soda... mi viene da piangere.


Repubblica.it

sabato 11 luglio 2009

We are from Barcelona

I'M FROM BARCELONA
Hana Bi (Marina di Ravenna), 09/07/2009
Entrata libera

Una melodia elettronica s’insinua tra le dune di Marina. Ha appena finito di piovere, il cielo è plumbeo e l’atmosfera spettrale. L’inquietudine sale quando una figura spunta sul tetto dell’Hana-bi, attirando l’attenzione del numeroso pubblico stipato davanti al palco e sparso sulle dune. Alto circa un metro e settanta, ha due braccia e due gambe, ma non può essere un uomo: peserà più o meno trenta chili. E’ vestito tutto di nero, si muove come un fantasma. La befana? No, la befana è più in carne. Il famoso uomo nero? Macchè, non fa paura neanche alle mosche. Un alieno? Mah, il fisico è quello di ET, ma la testa è troppo piccola, ed è noto a tutti che gli alieni hanno la testa grossa. Un uomo-mantide? Un esperimento venuto male? Capitan Harlock colpito da anoressia?

Si muove. Mette un piede (una zampa?) su una spia posta sul tetto (L’Hana-bi è l’Hana-bi, si mettono le cose dove si può), impugna un microfono e comincia a cantare sulla nenia elettronica. Starà chiamando rinforzi? Il nostro pianeta è in pericolo? Pare di si: arrivano sul palco una serie di esseri nerd-indie-mutanti spaventosi: La corista con gli occhiali da vista più grandi della sua faccia, la corista con il vestitino bianco della prima comunione, il corista con la maglietta della salute rossa, il corista con la berretta in testa, la corista (ma quanti sono?) gnappetta col microfono che non funziona eccetera eccetera (non sono riuscito a contarli tutti, ero troppo impaurito).

Cominciano a cantare tutti ensemble, guidati da un panzone con i capelli alla Hitler che smanetta sul sintetizzatore. Provo a scappare, ma un’orda di fans saltellanti mi blocca. Allora ascolto. Non è male, probabilmente i quindici elettro-folk-happy-hippie si annullano a vicenda lasciando che il marasma provocato dai loro microfoni fischianti si risolva in una serie di canzoncine orecchiabili e ballabili. Sì, sì sì, bello, mi muovo anch’io.

Nel frattempo l’Essere è sceso dal tetto e si è andato ad unire agli altri, formando una massa di corpi sudanti che si agita e lascia intravedere un paio di chitarre e il basso. Ce n’è anche uno seduto per terra, sì, si vedono i capelli ma non si capisce che cacchio faccia la sotto. Occhio a non calpestarlo! Saltano tutti, tra un po’ salta anche il locale. Le dune crollano.

Un trombettista (e questo da dove scappa fuori?) scaraventa a terra il suo strumento, si rivolge al pubblico e gesticola. Un balletto probabilmente. Imita la costruzione di una casa. Tutto il pubblico imita la costruzione di una casa, ridendo e saltellando. Io ho paura.

Poi silenzio. L’Essere intona una marcia funebre e ci invita a seguirlo. E’ proprio una marcia funebre. Lo seguiamo. L’Essere attraversa la spiaggia con dietro cento persone che intonano una marcia funebre. Vista da fuori la cosa deve essere ancora più inquietante. Giunto in prossimità dell’acqua, l’Essere si lancia in mare vestito, sempre cantando là là là. Incita i suoi adepti a seguirlo. Qualcuno, stufo di vivere, decide di farsi venire una polmonite e si tuffa, cantando là là là. Bello.

mercoledì 8 luglio 2009

Delivery Status Notification: Possa tu schiattare

Delivery Status Notification: The following recipients of your message have been processed by the mail server:
hairottolepalle@vaallinferno.it; Relayed

Se come me non sopportate i favolosi messaggini che a volte seguono l'invio delle e-mail, se non altro perchè non si capisce nulla di quello che è successo e non sapete se la mail è arrivata, in sospeso, non arrivata etc., potrete sentirvi sollevati leggendo questa bella guida

martedì 7 luglio 2009

Blue ukulele



Qualche giorno fa ho sentito alla radio questo vecchio pezzo schifo-dance, in auge quando io facevo le scuole medie e che mio malgrado mi ha accompagnato per quasi tutta l'adolescenza (mio malgrado perchè io a 12 anni ascoltavo Marilyn Manson, Korn, Subsonica e Nirvana, con brevi escursioni nel mondo popposo delle All Saints solo ed esclusivamente perchè erano gnocche).

Allora ho deciso di dedicare agli Eiffel 65, che fortunatamente si sono estinti presto, una cover all'ukulele. Il mio inglese elementare e la mia parlantina sgaffa (mi mangio le parole) fanno si che si capisca poco il contenuto di questo pezzo d'evasione (più evasione di così), e allora ve ne riporto una sommaria traduzione. Non è uno scherzo.

Ascolta, questa è la storia di un ragazzo che vive in un mondo blu, e tutto quello che vede tutti i giorni e tutte le notti è semplicemente blu, come lui, dentro e fuori.
La sua casa è blu con una finestra blu, e la sua corvette è blu e tutto per lui è blu, lui stesso e la gente attorno, perchè non ha nessuno da sentire.

Io sono blu, dabudì dabudà.

Ho una casa blu con una finestra blu, blu è il colore dei miei vestiti,

blu sono le strade, e anche gli alberi, è ho una ragazza molto blu.
Blu è la gente attorno a me, blu è la mia corvette parcheggiata fuori,

blu sono le parole, e io sono uno che dice quel che pensa,

blu sono i sentimenti che vivono in me.

Io sono blu, dabudì dabudà.


Potremmo analizzare semioticamente quest'opera, partendo dal débrayage enunciazionale iniziale che si risolve in un embrayage quando nella strofa (la parte prima è un'introduzione) a prendere il microfono in mano è proprio il Soggetto che racconta in prima persona il suo Percorso Narrativo. O forse, più semplicemente, il testo è stato fatto a cazzo.

sabato 4 luglio 2009

Monkey Island 5 (e ho detto tutto)


Quelli della TellTale sono pazzi: se ne escono una bel mattino, dopo che per anni il popolo di giocatori nullafacenti ha atteso con ansia il nuovo capitolo, dicendo “Ciao ragazzi, come va? Ma che fottutissimo caldo che è oggi. Eh, non ci sono più le mezze stagioni. Ma l’avete vista la partita, ieri? Che schifo, e questi giocatori guadagnano anche dei soldi. Ah, oh, tra una paio di settimane esce The Tales of Monkey Island”.

LA BUONA NOTIZIA: l’uscita ufficiale è prevista per il 7 luglio, quindi ormai non si possono più tirare indietro. Inoltre il cast di produttori fa venire la pelle d’oca! Ritroviamo infatti insieme, dopo vent’anni (cazzarola), Dave Grossmann, Joe Pinney, Daniel Herrera e Ron Gilbert, ovvero gli ideatori della saga e gli autori dei primi due episodi! Ma non solo, ad aiutarli ci pensano buona parte dei creatori di Sam & Max, Loom e Grim Fandango... Insomma, tutte buone notizie per chi come me temeva che il progetto fosse nelle mani della LucasArts, che negli ultimi anni si è dedicata solo ad action game e schifezze basate sulla saga di “Guerre Stellari”. Invece la Lucas ci ha messo solo i diritti, a produrre è stata la splendida TellTale.

LA CATTIVA NOTIZIA: il gioco esce tra qualche giorno, ma solo in inglese! Per quanto riguarda la versione italiana, è mistero. Il sito Multiplayer indica come data dicembre 2009 (plausibile, è tempo di regali di Natale), ma i dubbi sono tanti. Ad esempio, manca ancora un distributore (Activision? Dio solo sa quanto tempo ci si mette per queste cose), e non leggo da nessuna parte di interpreti impegnati nel doppiaggio.

Non commento il 3D (io sono innamorato della splendida grafica 2D di Monkey Island 3), ma spero vivamente che il cervello dei programmatori e degli sceneggiatori, in questi lunghi anni di nullafacenza (o quasi), non si sia cotto. Se viene fuori una schifezza come l’ultimo episodio, sono morti. Caratteristiche minime del pc: cpu da 2.0 GHz, 512 MB di ram, scheda video da 64 MB che regga la DirectX 9.0: la grafica non dovrebbe essere spettacolare. Guardatevi il video

Ultima considerazione: il primo Monkey Island è uscito nel 1990, vent’anni fa... Questa frase non vi mette tristezza o ansia?


www.telltalegames.com

mercoledì 1 luglio 2009

Calciomercato


Con grande sorpresa i Nine Inch Nails acquistano a titolo definitivo il bassista Justin Meldal-Johnson, il quale ha rotto definitivamente i rapporti con la sua ex squadra capitanata da Beck. Ma sono sempre i Nine Inch Nails del presidente Reznor a tenere vivo il mercato con un altro colpaccio: arriva infatti il giovane promettente Ilan Rubin alla batteria (classe 1988), sostituendo Josh Freese che si è rifiutato di rinnovare il contratto. Rubin in passato ha giocato con Lostprophets e The New Regime.

Anche Alessandro Contini ha abbandonato la formazione di Reznor, e ora la fascia di tastierista dovrebbe passare a Robin Finck, stella della squadra da anni e beniamino dei tifosi. Per festeggiare Finck ha promesso che, durante le performance, non si travestirà mai più da idiota.

Voci di corridoio non confermate dicono anche che il presidente Reznor sarebbe interessato ad ingaggiare in comproprietà Troy Van Leeuwen, ex A Perfect Circle ora appartenente ai Queens of the stone age. Qui Van Leeuwen dovrebbe giocare nel ruolo a lui caro di chitarrista, mentre nella formazione capitanata da Josh Homme negli ultimi tempi troppo spesso è stato schierato come bassista. Ma l'operazione non entusiasma le tifoserie delle due squadre. Per Nuccio Raymond, capo ultras dei Nine Inch Nails, "Ormai neanche noi tifosi sappiamo chi gioca o chi non gioca nella nostra squadra, è avvilente". Ancora più significativa la risposta del più famoso tifoso dei Queens, Paolo Marrone: "Eh? Troy van che? Scusi ma lei chi è?"

Continua a destare curiosità la situazione di Paz Lenchantin: la bellissima bassista non cambia club da ormai più di un anno, cosa insolita per una professionista come lei. Rimane infatti titolare della formazione Entrance Band, dopo aver lavorato negli A Perfect Circle, negli Zwan, nei The Chelsea e nei PapaM ed aver giocato innumerevoli amichevoli con Queens of the stone age, Melissa Auf der Maur, Kaura, Jarboe, Trust Company e molti altri. Sarà per la crisi?

Ma restiamo in tema di bassisti, evidentemente il ruolo più difficile nello sport moderno: con grande stupore dell'intera umanità (e mio grande dispiacere) Jeordie Osborne White, una volta terminato il contratto che lo legava ai Nine Inch Nails e chiesta la rescissione agli A Perfect Circle, è tornato ufficialmente a fare il cretino con i Marilyn Manson, dove verrà schierato bassista titolare durante i live e arrangiatore turnover per quanto riguarda la creazione dei pezzi. Sulla maglia scriverà ovviamente il suo famoso soprannome "Twiggy Ramirez", in onore del simpatico serial killer satanista Richard Ramirez. Ripeto, sarà colpa della crisi?

(Nella foto, la formazione dei Nine Inch Nails della prossima stagione)