domenica 30 maggio 2010

Ultime letture: Xiaolong, Carlotto

Qiu Xiaolong, La misteriosa morte della compagna Guan, 2002
L'omicidio di una “lavoratrice modello” a Shanghai è solo un pretesto usato dallo scrittore Xiaolong per parlare della società nella Cina comunista dei primi anni Novanta. La Cina delle prevaricazioni di polizia e politica, che noi conosciamo grazie alla cronaca e che sul libro trovano pesanti conferme. In questo finto giallo, senza la minima suspense e dove tutto fila liscio, senza intoppi e colpi di scena, il giovane compagno ispettore Chen conduce un indagine il cui sospettato principale è figlio di un potente quadro del Partito Comunista: se la dovrà vedere non tanto con la ricerca di prove quanto con l'ostilità e la rigidità dei suoi superiori. Ravioli fritti, thè e poesie orientali a go-go. Lentissimo.

Massimo Carlotto, L'amore del bandito, 2009
Prendete un investigatore privato alla Marlowe, cinico e strafottente, e piazzatelo dentro storie di malavita organizzata nel produttivo Nord Est dei giorni nostri: il personaggio di Carlotto, soprannominato l'Alligatore, è fin troppo ben confezionato e adattissimo a un romanzo “di genere” come questo. Cocainomani della Padova bene, poliziotti corrotti, spacciatori marocchini che si lamentano perché il crimine non è più quello di una volta, locali blues in crisi, ex galeotti che per amor della famiglia sono finiti a fare i camerieri, figli di personaggi importanti che si danno alla depravazione perché tanto “i bravi cittadini elettori si accontentano della testa dei clandestini”: un pulp senza sangue, che con tanta amara ironia prova a descrivere anche lo sfacelo della società italiana.

venerdì 28 maggio 2010

La mutazione del regalo di compleanno

by Paco Garroyo per Billy

Io odio il compleanno. Lo odio perché la gente si sente costretta a farti il regalo. E se gli zii l'hanno capita e mi danno dei soldi da spendere come voglio, per alcuni amici non c'è nulla da fare.

E così mi sono trovato di fronte a Roman Polanski, vecchio compagno di sbronze, mentre spacchettavo il suo dono. Si muoveva da solo, il pacchetto. Saltava. “Roman, che razza di roba ci hai messo?” “Vedrai vedrai, l'ho preso dai cinesi”. Apro la scatola: dentro c'era un batuffolo di pelo marroncino con due grandi dolcissimi occhioni. Un'orribile via di mezzo tra un orsetto di peluche e un topino. “L'ho preso dai cinesi – dice Roman – si chiama Gremlino. O Cremlino. Non ricordo, ho già buttato il biglietto” “Roman, nel caso mi facesse schifo posso cambiarlo?” “Si cambierà da solo” risponde lui con tono enigmatico, e poi se ne torna a casa, anzi, in cella.

Quella notte non riuscivo a dormire. Quello stupido morbido pupazzetto di pelo tenerello continuava a lamentarsi e frignare, dentro la sua scatolina. Che avesse fame? Gli detti da mangiare un trancio di pizza ai frutti di mare che avevo avanzato dalla settimana prima, pensando fosse un ottimo modo di sbarazzarmene (cominciava a puzzare). Fatale errore. Non so se fosse per le cozze un po' violacee, o perché mancavano le chele di granchio (e una pizza ai frutti di mare non è degna di questo nome se manca il granchio), ma l'animale divenne più grosso, perse lentamente il pelo scoprendo una pellaccia viscida e nera, tirò fuori una lingua lunga e biforcuta, assunse uno sguardo assassino e sfoderò delle unghie grige e spaventose. L'aspetto estetico era molto migliorato, lo ammetto, ma il problema è che mi saltò addosso urlando.

Ora sono qui che scrivo con la biro infilata nel naso. Quell'animale fetido mi ha staccato a morsi entrambe le mani. Ho già fatto causa a Polanski: il mio avvocato dice che, se va bene, come risarcimento mi arriva il galeone del film “Pirati” parcheggiato nel porto di Genova. Io lo odio, il compleanno.

"Billy rivista cinematografica romagnola" si è incartata

Arrivo tardi (meglio che mai) per segnalare anche qui che la rivista di cinema "Billy" si trova da maggio cartacea in giro per il mondo. Mondo inteso come le province di Ravenna e Forlì, chiaro.

Un nuovo capitolo (speriamo davvero duraturo) per una fanzine che fino adesso ne ha viste di ogni: 23 numeri pubblicati in un anno, con 347 redattori cambiati o spariti di cui alla fine ne sono rimasti una decina, 200 cambi di grafica (su 23 numeri non è male), 56 passaggi dal bianco-nero ai colori, un direttore che se ne è andato (dai, Ilario, torna a scrivereee, daaaaai), rubriche mutate, stravolte, genuflessesi allo spazio e al numero di battute a disposizione.

Qui io e il neo-art-director Matteo Lolletti ne parliamo un po': www.ravenna24ore.it

venerdì 7 maggio 2010

La ballata d'Innocenza (Lauzi)


Inauguro il mio nuovo fiammante ukulele con una ballata tragicissima: una cover de "La ballata d'Innocenza" di Bruno Lauzi, 1966.

E pensare che io Bruno Lauzi lo conoscevo per "la bella tartaruga che cosa mangerà". Un applauso a Cochi e Renato che cantano di Innocenza nei loro ultimi spettacoli, un grazie al M° Enrico Farnedi che cazzegiando su internet me l'ha fatta conoscere.

Note? Sol, Do, Mi, Fa, Re, in ordine sparso.

PS: scusate per le stonature e per l'orribile R moscia. Se conoscete un rimedio, chiamatemi.