giovedì 27 agosto 2009

Floyd Machine, un "Dark side of the moon" tra perfezione e nervosismo

FLOYD MACHINE
Festa del PD Borgo Sisa (RA)
Entrata liberaDunque, non starò qui ad elencare le troppe qualità dei Floyd Machine da Forlì, una perfetta cover band dei Pink Floyd. Ottimi musicisti, bello spettacolo (con proiettore su telo rotondo, fuochi d'artificio e luci in quantità industriale), suoni strepitosi (penso che usino strumenti ed amplificatori originali degli anni '60 e '70, come le mitiche testate Hiwatt), due ore di concerto dove sono passati dalla suite Atom Hearth Mother ai pezzi degli anni '90 passando per Money e The Wall. Basso, due chitarre, batteria, tastiere, sassofonista, due coriste.

Ma, dicevo, non starò qui ad elencarne le qualità del concerto, bensì i (pochi) lati negativi.

1- I suoni della batteria. Non serve a nulla avere 18 piatti se poi il rullante somiglia a un peto. Faceva “prff”. Davvero, aveva più potenza il charleston.

2- Il ritmo. I Pink Floyd sono duri da mandar giù per due ore di fila, se poi ne rallentiamo le canzoni di 5 o 6 bpm su 80, lo sbadiglio è dietro l'angolo. A parte gli scherzi, alcune canzoni erano davvero troppo lente e perdevano tutto il loro fascino.

3- Le coriste. Che fossero brave posso intuirlo, ma i volumi erano troppo bassi per confermarlo. E poi, cavolo, non mi hanno fatto “The great gig in the sky”!

4- Alla fine dello spettacolo il muscoloso batterista Flavio ha preso il microfono e tirato le orecchie all'organizzazione della festa che gli ospitava:
“Non siamo Roberto Cappelletto e Cappelletti, non facciamo liscio e mazurka, e potevano metterci un po' di sedie e tavolini!”.
Ok, capito, ma potevi anche non offendere chi fa liscio, tra l'altro non ce n'è proprio motivo.
“Perchè noi siamo una band che ha ricevuto i complimenti di personaggi come Waters e Gilmour!”
Si, ok, siete bravi, abbiamo sentito.
“Noi che siamo venuti qua addirittura per la metà del cachet!”
Bene, bravi, fate arte per l'arte.
“Vorrà dire che il prossimo anno anziché venire a Borgo Sisa andremo a suonare solo in paesini minori come Firenze, Roma, Milano!”
30 anni fa i Genesis al completo vennero a suonare vicino a Faenza. A sentirli c'erano più o meno cinquanta persone, tra le quali mio babbo e suo zio. I Genesis fecero il loro splendido spettacolo,raccolsero i pochissimi applausi (in Inghilterra riempivano i teatri, poco più tardi avrebbero riempito gli stadi), ringraziarono e salutarono cordialmente. I Genesis.

Foto rubata a www.floydmachine.it

mercoledì 12 agosto 2009

L'incomunicabilità violenta degli Oneida

ONEIDA
Hana Bi (Marina di Ravenna), 11/08/2009
Entrata libera
Gli Oneida da Brooklin in un gremitissimo Hana bi (mai vista tanta gente lì) mi hanno messo in difficoltà. Voto "10 e lode" al batterista, un animale da tiro perfetto in tutto, voto "boh" agli altri, i due chitarristi e il tastierista. Il fatto che abbia dato tre "boh" dovrebbe lasciarvi intendere i problemi tecnici a cui sono andato incontro.

La band sperimental-psichedelic-alternative ieri sera ha optato per una scaletta fatta di pezzi cattivissimi con batteria potente e veloce, accompagnata da miagolii di chitarra elettrica effettata e schiribizzi di tastiera vintage con delay di tutti i tipi. Un casino infernale. A completare l'opera c'è riuscito il loro fonico, che ha scelto medi altissimi al di là di ogni mia immaginazione. Un casino infernale che si scontra con un muro di suono durissimo. E io ero nel mezzo dell'impatto. Hai voglia te a porgere l'orecchio per gustare le sfumature.

L'ultimo pezzo, 7/8 minuti di terremoto sincopato con i "musicisti" che urlavano nei microfoni "die die die die die die die die die die die", mi ha provato talmente che a metà mi son dovuto tappare le orecchie. Tutti pezzi alla "Each one teach one", per chi conosce gli Oneida. Ma purtroppo io ero andato lì per ascoltarmi "Lavender" o "Great navigators" dal vivo, non per essere investito da un camion a rimorchio di suoni...

(Grazie a Matteo per lo spunto per il titolo)

sabato 8 agosto 2009

Ammazza tutta la famiglia ma era un brav'uomo

C'è una curiosa pratica nel giornalismo di cronaca, soprattutto nel telegiornalismo. Quando uno ammazza moglie e figli i giornalisti vanno subito dai vicini che, immancabilmente, si dicono sconcertati: "Era un brav'uomo, era una splendida famiglia, non pensavamo che potesse succedere una cosa del genere, è davvero incredibile, erano persone a posto" eccetera.

A sentir loro, i killer sono più santi del Papa. Mai che uno dica: "Lui era uno stronzo e lei una zoccola, doveva succedere prima o poi". Oggi l'ennesima tragedia familiare. Nel varesotto una donna di 41 anni chiede la separazione dal marito 42enne. Hanno due figli, di 9 e 5 anni, una bella villetta e un buon lavoro nella ditta gestita dai parenti di lei. Lui ammazza moglie e figli con un coltello da cucina, poi si suicida chiudendosi in macchina col tubo di scappamento collegato all'abitacolo.

"Famiglia tranquilla" con la quale "si avevano buoni rapporti di vicinato, nessuno si aspettava una tragedia simile - dicono i vicini ai giornalisti di varese news. Figurati. Negli scatti dei fotografi un piccolo dettaglio: sul cancello di casa è apppeso un cartello con le scritte "Attenti al cane, al padrone e a tutta la famiglia" e i disegnini di un pitbull, di un coltello, di una pistola e di un fucile. Simpatico. Tranquillo. Chi avrebbe mai potuto pensare che dietro quel caro signore, quello stinco di santo, quel disponibile vicino si nascondesse una persona violenta? Chi?

giovedì 6 agosto 2009

E non dimenticate il punto esclarrogativo!



Oggi dovevo scrivere una roba e ci ho messo un "?!" in fondo, tipico stratagemma per unire tono di domanda a tono di sorpresa: "Cos'è un tubero?! Come cos'è un tubero?! E' un tubero!". In quell'istante mi sono ricordato della segnalazione, qualche tempo fa, del mio amico De: esiste il punto esclarrogativo (in inglese interrobang) fatto apposta per l'occasione, è nostro dovere non dimenticarlo.

Il punto esclarrogativo "‽" (copiatelo e incollatelo ovunque: ‽‽‽‽‽‽‽) fu inventato nel 1962 dal pubblicitario Martin K. Speckter, e malgrado ne sia poi stato creato il codice unicode (U+203D) nessuno l'ha mai preso seriamente e alcuni software non lo supportano nemmeno. Ma io ti sarò sempre vicino, caro punto esclarrogativo!

Wikipedia

martedì 4 agosto 2009

Ecco perché il Milan ha venduto Kakà, servivano i soldi per acquistare Vittorio Feltri


C'è crisi nel mondo dell'editoria. I pubblicisti guadagnano pochi euro per pezzo scritto, i giornalisti fanno fatica ad ottenere uno stipendio da operaio. Conosco personalmente un giornalista professionista del Resto del Carlino, con tesserino e decenni di esperienza, che prende intorno ai 600 euro al mese e per campare fa tante altre cose.

Non c'è crisi evidentemente a casa di Paolo Berlusconi, fratello del nostro amatissimo presidente del Consiglio, che ha voluto Vittorio Feltri a tutti i costi come direttore del suo quotidiano "Il Giornale". A tutti i costi vuol dire che Feltri guadagnerà, in toto, 18 milioni di euro per tutta la durata del contratto più una percentuale sulle vendite del giornale e sui tagli del personale (sì, più licenzia più guadagna. E' la stampa, bellezza).

Va beh, evidentemente i soldi li merita, come dimostra il suo curriculum.
Vittorio Feltri nasce a Bergamo il 25 giugno 1943. Collabora con il "Corriere della Sera" e con il "Foglio" di Giuliano Ferrara, prima di diventare direttore de "L'indipendente" (1992), "Il Giornale" (1994), "Il borghese" (1998), esperienze segnate da continui attacchi alla sinistra ed elogi a Silvio Berlusconi e il suo partito. Nel 2000 fonda "Libero". Qualche mese dopo viene espulso dall'Ordine dei giornalisti per aver violato il codice professionale: sbatte in prima pagina fotografie di bambini violentati da pedofili. Siccome siamo in Italia, tutti se ne catafottono e nel 2003 viene revocata la radiazione.

Il suo motto è "creare allarme e riprovazione sociale", come spiegò proprio in occasione della sua radiazione, e sarebbe davvero un buon giornalista se solo avesse un briciolo di coscienza e umanità.

lunedì 3 agosto 2009

Se l'iPod esplode e la mela comincia a puzzare


Scusatemi se il mio sembra accanimento. Qualche giorno fa criticavo la Apple per la sua politica industriale, oggi è uscita una notizia pazzesca, fonte Times.

A Liverpool, a una ragazzina di 11 anni esplode il nuovo iPod in mano. Letteralmente. Prima ha cominciato a fare rumori strani, poi ha fatto bum (come si vede nella foto). Nessun danno grave, solo tanto spavento. Il padre della ragazzina, Ken Stanborough, 47 anni, va nel negozio dove ha acquistato il lettore mp3 e spiega cosa è successo. Quelli del negozio (Argos) contattano la Apple, anche perché il signore vuole il rimborso (162 sterline).

Qualche giorno dopo a casa di mister Stanborough arriva una lettera firmata Apple; c'è scritto che l'azienda nega ogni responsabilità, ma eventualmente ci potrà essere il rimborso. Ps: gli Stanborough non devono dire niente a nessuno di questo fatto, sia dell'esplosione che della lettera, o la Apple avvierà azioni legali nei confronti della famiglia per la violazione dei termini di contratto circa il rimborso.

Il signor Stanborough prima si è cagato un po' addosso, da bravo essere umano minacciato da una delle aziende più ricche del globo, poi ha trovato il coraggio di denunciare l'accaduto. "Volevamo solo essere rimborsati - dice al giornalista - non avevamo neanche chiesto i danni; quello che è successo è assolutamente inquietante".

Infatti è davvero strano che la casa di Cupertino scagli i propri avvocati contro una sola inutile famiglia inglese. O forse no: il governo giapponese ha etichettato gli iPod Nano come prodotto pericoloso proprio perché l'anno scorso ne sono esplosi 14, mandando 2 persone all'ospedale per piccole ustioni. Altri casi di esplosione sono stati denunciati in America. Quindi il problema esiste, ma la Apple ritiene meno oneroso zittire chi lo denuncia piuttosto che risolverlo. Io continuo ad avere molti dubbi e per ora son felice di non avere, in casa, prodotti firmati con mele varie.