mercoledì 18 agosto 2010

Ultime letture: Firmino (Savage), Notturni (Hoffmann)

Sam Savage, Firmino, 2006
Parte arrancando, il libro Firmino. Che tra un fatto, un evento e l'altro passano una trentina di elucubrazioni del personaggio, di Sam Savage (professore di filosofia) e di nessun altro. Un romanzo dove uno scrittore affida i suoi pensieri a un topo, anche se a nessuno interessano, questi pensieri. Ma poi alla fine parte, ed è una bella discesa verso la solitudine, la malinconia, la tragicità. Firmino non è un topo che legge, come molti recensori lo hanno limitatamente descritto, ma è un topo che vive in un quartiere degradato, che conduce una vita miserevole e insoddisfacente, amico di ubriaconi che "scivolano pian piano verso il nulla". Ne è ben consapevole, in fondo al suo cuoricino, e quindi cerca di godere al meglio delle poche cose belle che si trova davanti: i libri, i sorrisi di Jerry, il pianoforte giocattolo. Non è affatto il capolavoro che mi aspettavo, leggendone le critiche, ma tiene compagnia. C'è chi lo ha trovato un libro "divertente, originale e pieno di umorismo": o ho letto male io, o han letto male loro.

Ernst T.A. Hoffmann, Notturni, 1817
Un venditore di cannocchiali visita un giovane studente universitario per fargli vedere la mercanzia. E' invecchiato e ha cambiato identità ma il ragazzo lo riconosce: è l'uomo accusato dell'omicidio di suo padre, avvenuto in circostanze oscure e misteriose. Comincia così l'inquietante "Sandman", il primo dei Notturni di Hoffmann, brevi racconti a carattere gotico alcuni particolarmente angoscianti (che difatti non trovarono, ai tempi, il favore del pubblico). Per carità, non mancano momenti di "romantica" lentezza, ma un bambino di pochi mesi squarciato in un mare di sangue è un'immagine non facile da trovare, in un romanzo dei primi dell'800...


Altre letture

martedì 10 agosto 2010

Strade pericolose

Scritto che mi ha permesso di entrare nel laboratorio "Raccontare Ravenna 2010"

Ricordo Fa. Fa era un ragazzo bravissimo, buonissimo e gentilissimo con tutti. Giocavamo assieme a calcetto, e nonostante fosse molto più grande di me era più divertente aver a che fare con lui che con i miei coetanei. Quanti bei pomeriggi al campetto, con Fa. Una sera tornava a casa in auto, a Filetto, guidava da tre ore, e a cento metri da casa PAM! nel pioppo sul ciglio della strada. Colpo di sonno. Morto sul colpo (di sonno). Al funerale la chiesa era piena di sciarpe della sua squadra di calcio preferita. Era un gran tifoso, Fa. Al suo funerale c'era un sacco di gente che diceva “Eh ma wei quella strada l'è pericolosa, sê. Eh ma cio' lì c'è quella fila di pioppi che fa paura, eh, e' puret”. Quella strada sarà lì da cent'anni, assieme ai suoi pioppi, e non hanno mai causato danni. Poi d'un tratto son diventati pericolosi. Troppi pioppi, Filetto.

Io vivo nelle vicinanze di una strada terribile: la Ravegnana. Oddio, a guardarla non è poi così terribile. Segue il corso di un fiume, quindi ha un sacco di curve. Segue il corso di un fiume, quindi tutt'attorno cresce rigogliosa l'erba ed è un continuo svolazzare di uccelli per buona parte del tragitto. E se da un lato della strada c'è l'argine, dall'altro si vedono tutti i paesi costeggiati e i campi attorno. Oddio, a guardarla sembra quasi bella, la Ravegnana. Peschi, verde, campi arati, il piccolo ufficio postale di Ghibullo, la chiesetta di Longana, un campetto da calcio, alberi. E invece so per certo che è una strada è terribile. Me lo hanno ripetuto fin da piccolo. Fin da quando giocavo a calcetto con Fa e cominciavo a girovagare in bicicletta da buon perditempo di campagna. “Pedala pure ma stai lontano dalla Ravegnana”, mi dicevano tutti: troppe curve, la Ravegnana.

Io vivo in una provincia che è piena imbullonata di strade terribili, spaventose. Che la Ravegnana e i pioppi di Filetto ci fanno un baffo. Ce n'è una che si chiama Adriatica: è larga e dritta, con un cavalcavia a Ravenna che ti fa vedere palazzi e case un po' dall'alto. L'Adriatica a vederla è certo più brutta della Ravegnana, molto grigia e fredda, ma non sembra così pericolosa, dritta e larga com'è. E invece spesso qualcuno ci muore. Il motivo? Basta leggere i giornali per scoprire che l'Adriatica è piena di buche nell'asfalto. Le buche si formano per la pioggia e il passaggio dei mezzi pesanti, poi qualcuno le ritappa, poi piove, passa un camion e si riformano. Le hanno studiate tutte per risolvere il problema: asfalti drenanti, asfalti ruvidi, bitumi magici, ma i morti rimangono lo stesso. Troppe buche, l'Adriatica.

Ma sui giornali qualche tempo fa c'era anche scritto che la strada più pericolosa d'Italia era la Romea. Sembra impossibile eppure è così. La Romea parte dalla città, e verso nord s'infila subito in mezzo alla pineta, a pochi passi dal mare. La Romea è verdissima, perlomeno all'inizio: circondata da pini circondati a loro volta da pozze d'acqua circondate a loro volta da zanzaroni circondati a loro volta da uccelli di ogni sorta. La Romea non sembra così terribile, profuma di natura. E invece spesso qualcuno ci muore. Perché di natura ce n'è fin troppa, e la carreggiata è perciò troppo stretta, e la macchine cuzzano tra loro, o vanno fuori strada. Magari sbattendo contro un pino pieno di zanzaroni. Su dieci incidenti, dicono le statistiche sui giornali, in uno ci scappa il morto, e questo ne fa la strada più pericolosa d'Italia. Troppo stretta, la Romea.

O no? A dir la verità io non l'ho mai ben capita 'sta storia delle strade pericolose. Che una strada è lì, ferma, cementata e pietrificata, mica si muove. Mica ti tende un agguato come il cane dei vicini.

Io, anche da piccolo, ho sempre pensato che gli incidenti avvenissero o per fatalità o per idiozia. O perché uno ha sfiga, o perché fa il cretino alla guida.
Ho sempre pensato, nella mia ignoranza, che fosse addirittura deleterio parlare di strade pericolose quando c'è un incidente, perché in qualche modo si giustifica il comportamento dell'automobilista poco attento. Ho sempre pensato che auto e moto ogni anno più grosse e più veloci potessero essere proprio la causa di tanti incidenti.
E' ovvio che non è così. Altrimenti, quando ci scappa il morto, i politici non si scatenerebbero per “mettere in sicurezza” una strada, ma farebbero di tutto per far circolare veicoli piccoli e lenti. Auto e moto sono invece sempre più grosse e veloci proprio per difendersi dalle strade pericolose, evidentemente. Cercherò di adeguarmi. Non vedo l'ora di salire sul mio nuovo Suv nero e lucido e spaventoso, così sulla Ravegnana avrò una corsia e mezzo tutta per me, solo per me, altro che bici.
Mica voglio diventare una vittima della strada.

mercoledì 4 agosto 2010

Badly Drawn Boy all'Hana Bi

Badly Drawn Boy
Hana Bi (Marina di Ravenna), 26/07/2010
Gratis
Aspettavo un concerto di Damon Gough da dieci anni, da quando cioè acquistai il suo magnifico ciddì “The hour of Bewilderbeast” in centro a Londra, dopo aver visto un videoclip sul Brand New diretto da Coppola (sì insomma, una vita e una tv fa).

Ex calciatore delle giovanili del Manchester United, 40 anni, quando te lo trovi davanti non dimostra né l'uno né l'altro: i capelli bianchi che escono dalla berretta di lana (a fine luglio), la barba incolta e la pancia stratosferica lo fanno sembrare un vecchio nonno vestito da Babbo Natale.

Si presenta sul palco palesemente ebbro, e con un calice di vino. Comincia a canticchiare con la sua chitarra (ne ha due che alterna: un'acustica elettrificata e una telecaster), ma soprattutto a borbottare nel microfono cose incomprensibili, parlando tra sé e sé o inveendo contro i fonici per motivi... tecnici (“Non riesco a vedere i tasti della chitarra! I tasti! Quella spia è fottuta, comunque”).

Lo ascolto con la massima attenzione e concentrazione, poi quando per la terza volta sbaglia e ricomincia “Camping next to the water” mi vado a fare un giro per il locale bestemmiando.

Rimarranno in me tre epiche immagini del concerto: il numero spropositato di persone giunte all'Hana Bi, mai visto così pieno; Badly che a metà concerto si siede e attacca il suo lettore mp3, e noi che stupefatti ci ascoltiamo le sue canzoni mentre lui si fuma una sigaretta; Badly che rischia di cadere dal seggiolino suonando col piano “Magic in the Air”, tanto per sottolinearne lo stato di salute.

Foto del concerto: Osservatoriesterni