martedì 20 luglio 2010

Così belli da perderci la testa

 
Scritto per Billy

Il festival di cortometraggi organizzato dal ravennate Circolo Sogni cresce anno dopo anno. E, arrivato all'undicesima edizione, ha raggiunto livelli preoccupanti: dei sette film premiati, tre rasentano la perfezione.

Rosenhill (premio European Sogni Award) ha come protagonista un'anziana ospite di una casa di cura dove avvengono cose strane (o è tutto frutto della sua fantasia?). Thriller claustrofobico dal finale sospeso, un po' lungo (29') ma girato magistralmente da un'equipe di ragazzi svedesi. In Danny Boy (premio Giuseppe Maestri), animazione firmata dal polacco Marek Skrobecki, vediamo un mondo grigio ed inquietante, popolato da persone senza testa (fisicamente parlando) che si muovono e agiscono di conseguenza: in maniera stupida, goffa e ignorante. Provocando incidenti, investendo gli altri in auto o ammazzandoli con una pistola, pestando i clochard che chiedono una moneta: un corto che fa pensare. Davvero ben fatto Jules and her guys di Fanny Jean-Noel (premio creatività), divertente diario di una ragazza che per non darsi all'alcol si “dà” alla ninfomania: il corto è una carrellata di ritratti dei diversi uomini con cui va a letto, su uno sfondo elaborato graficamente che ricorda i libri pop-up. Frizzante, colorato e veloce, ha scalzato l'altro candidato al premio, Flat love di Andrè Sanz, interessante ma un po' confusa storia di un uomo che, abituato a guardare le cose con gli occhiali 3D, si innamora solo di donne disegnate su libri e quadri.

Gli altri premi: Sogni d'Oro allo spagnolo Socarrat di David Moreno (divertente ritratto di una famiglia anomala); Frequenze in corto al videoclip di Vinicio Capossela Una giornata perfetta (particolare stop-motion con atmosfere retrò); Sogni doc al toccante The gardener and his 21 flowers del danese Emil Langballe (documentario sulla difficile vita di un contadino dello Zambia e i suoi 21 bambini); Mitici critici a Linda di Fabio Scalzotto (uno studente sogna di diventare professore. Ci riuscirà?); la sezione riservata ai registi emiliano romagnoli è stata vinta da Matteo Tondini con Il mio ultimo giorno di guerra, con Ivano Marescotti (la seconda guerra mondiale vista da un contadino delle colline faentine).


Immagine: Danny Boy - Copyright © 2008 Se-Ma-For Produkcja Filmowa.

Black Hole Sun (Soundgarden)

Black Hole Sun (Soundgarden, 1994) cover on ukulele by Paco Garroyo (who still does not understand that wasting time isn't a remunerative job)

martedì 6 luglio 2010

Ultime letture: Fava, Connelly

Claudio Fava, La notte in cui Victor non cantò, 1999
Un romanzo/docu-drama angosciante, che fa davvero incazzare. Tra interviste (vere? Inventate? Chi lo capisce?), reportage romanzati e documenti della fondazione Allende, il giornalista Claudio Fava studia i crimini commessi negli ultimi quarant'anni dai militari sudamericani in sei paesi. Gli ottantamila morti della guerra civile in Salvador, combattuta sotto lo slogan “Patria sì comunismo no”, i tremila civili morti in Panama per l'attacco statunitense ma anche per i capricci del generale Noriega, le torture a quelli che poi sarebbero diventati desaparecidos per mano di uomini spietati come “l'angelo biondo della morte” Alfredo Astiz in Argentina, l'uccisione del musicista popolare Victor Jara dopo il golpe di Pinochet. “Che Paese potrà mai essere, un Paese che ammazza i propri poeti?” (Pierpaolo Capovilla).

Michael Connelly, Il Poeta, 1996
Thriller bestseller come ce ne sono tanti. Scritto perfettamente, con dialoghi che suonano falsissimi ma risultano efficaci, marchio di fabbrica di un autore 'pop' che l'ha vista lunga e non vuole perdere tempo ornando dettagli. Un giornalista indaga sul misterioso suicidio del proprio fratello, poliziotto, per poi scoprire che si tratta di omicidio. Vengono allora riaperti altri casi di presunti suicidi tra agenti, tutti avvenuti nella stessa maniera, e l'FBI comincia la caccia all'assassino. Libro che si legge d'un fiato, con una storia che mantiene la tensione sempre alta e un finale che presenta diversi colpi di scena. Interessante anche perché, direttamente o indirettamente, parla del lavoro dei cronisti e del giornalismo “d'assalto” più in generale.