venerdì 26 novembre 2010

Ultime letture: Il sorriso di Angelica (Camilleri), Billy Budd (Melville)

Andrea Camilleri, Il sorriso di Angelica, 2010
Uno va a lavorare e si rincoglionisce davanti al computer. Poi la sera, con gli occhi che piangono per la stanchezza, esce. Torna a casa tardi, barcollando per il sonno, riesce a fatica a mettersi il pigiama e lavarsi i denti, poi si trascina a letto. Accende con uno sforzo sovrumano l'abat-jour. Prende l'ultimo libro di Camilleri. E dopo quattro ore è ancora lì che legge, sveglio come un atleta durante una partita a calcio e attento come un giocatore di carte con la mano vincente. Voglio Camilleri presidente della Repubblica.

Herman Melville, Billy Budd, 1886
Ingenuità, astuzia, innocenza, passione, amore, invidia e antipatia: nel suo ultimo romanzo Melville – prossimo alla morte – si concentra sulla descrizione dell'essere umano e della sua psiche. Lo fa partendo dalla storia personale di Billy Budd, un giovane gabbiere di parrocchetto (marinaio alle manovre sugli alberi) bello quanto ingenuo, candido quanto ignorante, onesto quanto timoroso. Billy è adorato da tutti i suoi compagni di avventura e stimato dai capitani delle due imbarcazioni sulle quali presta servizio. Ma non è tutto oro ciò che luccica, e sarà proprio l'odio represso di un uomo che apparentemente lo ama ad aprirgli le porte dell'inferno. Il perché di questo odio non è dato sapersi. E il tentativo di schematizzare, indicizzare la personalità umana, rende l'uomo ancor più inquietante.

mercoledì 24 novembre 2010

L'apprendista royalty

Scritto per Billy #28

Ieri sera ho ricevuto una telefonata da Paul Dukas (ebbene sì, ogni tanto, soprattutto al giovedì, ricevo telefonate dai morti. Non vi va bene? Se non vi va bene cambiate rivista). Magari non sapete chi è, Paul Dukas, ed era proprio questo l'oggetto della telefonata. Paul [1865-1935] è stato un grande musicista francese: dopo aver studiato contrappunto, armonia, fuga e altre cose strane (e non ben comprensibili ai comuni mortali), è diventato professore di orchestrazione al conservatorio di Parigi (a differenza dei comuni mortali) e ha composto musiche da camera, musica per balletti, musicame vario. Un grande, insomma. Poi è arrivato Walt Disney, che ha deciso di ficcare una composizione di Paul come accompagnamento dentro un episodio del film d'animazione “Fantasia” [1940]. Nell'episodio, uno stupido topo faceva danni dando vita con la magia a una scopa che poi non riusciva a controllare. Lo stupido topo è passato alla storia, Paul invece non se l'è cagato più nessuno.
Voglio le royalty! Almeno quelle!
Paul caro, sei morto anni prima che il film fosse fatto, ma di quali royalty vai parlando.
Ma non è giusto! Non è giusto! Io mi sono fatto un culo così, ho studiato un mucchio, potevo andare a gnocca invece mi sono sparato anni di trombone e ocarina, e quello stupido topo raccomandato...
Paul, fattene una ragione, guarda che ad essere invidioso di Topolino non ci fai una bella figura, pensaci.
Ma che invidia? Ma quale invidia? Io parlo di meritocrazia! Prova a cercare con Google “Apprendista stregone” e contare quante stronzate compaiono prima che spunti fuori il mio nome!
Ma Paul, è la magia del cinema. E' sempre stato così. Un grande regista fa un grande film con un ragazzetto brufoloso, e diventa famoso il ragazzetto brufoloso! Viene pubblicato un bellissimo libro, ne fanno un'orribile trasposizione cinematografica e diventa famoso il film! Il mercato imprevedibile è la magia del cinema, Paul. Non puoi combatterla. Da cadavere, poi.
Non mi hai convinto per niente. Ti richiamerò. Ci sei giovedì?

lunedì 15 novembre 2010

Ultime letture: Il bambino della città ghiacciata (Lonnaeus), Sul mare delle perle (Salgari)

Olle Lonnaeus, Il bambino della città ghiacciata, 2009
“Il miglior thriller svedese dell'anno”, c'è scritto in copertina. Dev'essere stata un'annata davvero fiacca. La complessa e intricata storia di Konrad, giornalista accusato dell'omicidio dei suoi genitori adottivi, popolata da tante facce e tanti nomi che appaiono improvvisamente e scompaiono con la stessa facilità, intervallata da flashback telefonati e poco approfonditi, si risolve come più semplicemente non potrebbe. Un librone di 400 pagine il cui coup de théâtre si realizza in poche righe, esemplificando troppo la storia e rendendola banaluccia. Attualissime invece le osservazioni di “contorno” sulla vita degli immigrati in Svezia e sui movimenti politici nazionalisti.

Emilio Salgari, Sul mare delle perle, 1903
Romanzone d'avventura dove due superuomini, due Rambi ottocenteschi, in coppia e armati di sciabola distruggono eserciti e sterminano popolazioni indonesiane avverse (per vendicarsi di UN assassinio). Interessante non tanto per la storia quanto per le numerose curiosità seminate tra le pagine: la descrizione della pesca delle perle sull'isola di Ceylon all'inizio dell'800 (coi palombari senza protezioni, che a dieci metri di profondità causa pressione cominciano a perdere sangue da ogni orifizio), le partite di caccia alle tigri (a bordo di elefanti), il ruolo dei coloni inglesi (che pattugliavano i mari a mo' di forze dell'ordine, con tanto di inseguimenti). E lo sapevate che già duecento anni fa si gustava il gelato? Evviva, evviva i "classici"

Altre letture

domenica 14 novembre 2010

Sleepy Sun al Bronson

Sleepy Sun
Bronson (Ravenna), 10/11/2010
10 €
Houston, abbiamo un problema: gli Sleepy Sun sono saliti sul palco senza la corista (Rachel Fannan, che proprio in questi giorni ha mollato la band per progetti solisti), col cantante che si è tagliato i baffi alla D'Artagnan (portandosi via una fetta di spettacolo), con dei suoni che distruggono le orecchie (tutti medi e batteria).

Va da sé che il (da me) tanto atteso concerto non sia stato all'altezza delle aspettative, nonostante l'impegno dei ragazzuoli sul palco e il doppio impegno del cantante Bret Constantino, chiamato a coprire (bravissimo ma affaticato) anche i buchi lasciati dalla bella Rachel. Uffaaaaa!

Badly Drawn Boy al Bronson

Badly Drawn Boy
Bronson (Ravenna), 13/11/2010
15 €
Concerto in due tempi.

I° tempo: Damon Gough sale sul palco da solo, arrabbiato o ubriaco o fatto o tutte e tre le cose. Comincia a suonare un pezzo con la chitarra e si ferma a metà perché non ricorda le parole. Allora comincia a suonare un altro pezzo ma si ferma perché ha un problema alla spia (la spia va benissimo, sia chiaro). Allora comincia a suonare un altro pezzo ma si ferma perché la chitarra frigge (la chitarra va benissimo, sia chiaro). Dopo mezz'ora sale sul palco anche la band, ma ormai è troppo tardi: tante pietre miliari del suo repertorio (Once Around the Block, Pissing in the Wind, Camping Next to Water etc) sono andate così.

II° tempo: dopo un quarto d'ora nel quale ha fumato e bevuto, Damon risale sul palco visibilmente più rilassato e già in compagnia della band (basso, batteria, chitarra, tastiere). Ne segue un concerto godibile anche se non entusiasmante, dove vengono proposti soprattutto i pezzi del nuovo album ma anche le vecchie hit di About a boy e una cover di Madonna (Like a Virgin al piano).

E' la seconda volta in pochi mesi che lo vedo dal vivo: penso che mi prenderò una pausa. Penso che la prossima volta me ne rimarrò in casa ad ascoltarmi The Hour of Bewilderbeast, facendo un tuffo nel passato e ricordando i miei 15 anni, quando non vedevo l'ora di andare a un live di Badly Drawn Boy.

Immagine di Pilot_10