martedì 28 settembre 2010

Io cresco, tu cresci, egli Spielberg

Scritto per Billy #26

Siete mai stati importunati da qualcuno su una chat? Costretti a disconnettersi con scuse poco credibili per non essere bombardati da messaggini odiosi a cui però va data risposta, pena una figura da stronzo? Io sono giorni che non riesco a togliermi dalle balle Steven Spielberg. 

Ciao paco da quanto tempo come stai hai un secondo? 
Ma certo, Spiel! Dimmi tutto! 
Senti vorrei fare un nuovo film ma non so bene che tema affrontare per creare un prodotto fresco e nuovo comunque vorrei che il film parlasse delle persone.
Aspetta, Spiel, usa la punteggiatura altrimenti non capisco un emerito. 
Dunque, stavo, dicendo che: come ti sembra, un film, dove il personaggio principale è un adulto, che però, agli occhi, dello spettatore, pare ancora bambino? Ma che poi, succede una cosa che gli cambia: la vita, per cui cresce; matura? 
Beh, Spiel, mi sembra tu abbia già affrontato la questione un miliardo di volte. Qualcosa d'altro? 
Allora, il contrario: un ragazzo intelligente che finge di essere adulto, ci prova, per riscattarsi: da una vita infelice, ma, i fallimenti, lo trascineranno da una dimensione nella quale tutto appare ipoteticamente possibile a un’altra in cui è inevitabile operare delle scelte e assumersi responsabilità. Per cui cresce; matura. 
Ma scusa, Spiel, non è il tema portante di “Catch me if you can”? 
Allora, un film sull'infanzia. 
Urca, non vedevo l'ora. 
C'è un robot: adolescente, e un gruppo di scienziati, adulti e cinici, che lo vuole catturare; e un gruppo di bambini, innocenti e curiosi, che: cercheranno di salvarlo. Durante il salvataggio, i piccoli, scopriranno: il valore dell'amicizia, della famiglia e della tolleranza, e il robot adolescente scoprirà: l'amore. Per cui insieme cresceranno; matureranno.  
Uhm, mi sembra un po' un incrocio tra ET e AI, o sbaglio? 
Ti sbagli. Ma che ne pensi di: Hook, The Return? Ritengo la figura di Peter, Pan, indispensabile per: non dimenticare il fanciullo che è in noi e non perdere la voglia di: inseguire i sogni. E' così che Peter cresce; matura. 
Scusa, Spiel, qua c'è il temporale e la mia connessione potrebbe interrompersi da un momento al

lunedì 27 settembre 2010

Stupido gatto, non vedi che voglio aiutarti?

Ogni tanto sento il bisogno di farmi un giro in bici. Non è una passione, ma un vero e proprio bisogno: quando rimango molto tempo davanti al pc devo uscire in strada a guardarmi un po' di verde (quello vero), respirare a pieni polmoni un po' di ossigeno (quello vero), farmi venire un po' di crampi (per ricordarmi che sono una persona e non un virtuale account su un social network).

L'altra mattina stavo biciclettando nella campagna forlivese, tra Poggio e Branzolino, quando, fatta una curva, a momenti pelavo un gatto steso in mezzo alla carreggiata. Non era morto e non stava male, era abbioccato lì nel mezzo della strada approfittando degli ultimi soli di settembre.

Merda, ho pensato, se rischio di beccarlo io in bici, controvento, se arriva un'auto lo spappola. Mi sono fermato. Il gatto ha alzato leggermente il muso, ha aperto gli occhi, e mi ha fissato con uno sguardo pieno d'odio.

“Stupido gatto, se arriva una macchina ai cento all'ora diventi una polpetta. Vattene da lì!”
Macché. Ha continuato ad odiarmi, senza muovere un baffo.

“Oooooh” ho urlato io, sperando di fargli paura. Niente. E' incredibile come i gatti riescano a fissare una cosa per minuti rimanendo immobili.

“Adesso scendo dalla bici, ti prendo e ti metto nel ciglio della strada. Anzi nel fosso. Ok?”
Dal gatto nessuna risposta. Continuava ad odiarmi, immobile.

Sono sceso dalla bici, ho messo il cavalletto, ho fatto un passo avanti e lo stupido gatto ha aperto la bocca mostrandomi i canini. (A me il fatto che i gatti abbiano i canini ha sempre fatto ridere, ma tralasciamo). “Wei! Stupido gatto! Non vedi che voglio aiutarti? Cos'è questa cattiveria? Se passa una macchina ti distrugge! Sì, ho capito che qua di macchine ne passano due alla settimana, chi cazzo vuoi che venga nella periferia di Branzolino, ma se passa... passa!”

Il gatto continuava a guardarmi, bocca aperta e sguardo truce. “Magari tu vorresti anche morire, ma sono sicuro che in una delle case qua in giro c'è un padrone che piangerebbe tanto, se tu morissi. Ai padroni degli animali dispiace moltissimo quando i suddetti animali muoiono spappolati, sai. Oddio, a meno che l'animale non sia un maiale, a quel punto il padrone fa festa. Anche se è una mucca. O una gallina. O un agnello. O una renna, se vive in Finlandia. Ma tu non sei una maestosa renna finlandese, sei uno stupido gatto, quindi fai il bravo e vattene”.

Devo averlo colpito. Si è alzato e, continuando a fissarmi con sguardo assassino, è andato lentamente verso il giardinetto della casa sul ciglio della strada, sotto la buchetta delle lettere. Devo averlo colpito proprio. Forse pensava di essere una renna e gli ho rovinato la vita riportandolo alla cruda realtà.

Il gatto continuava a guardarmi con odio. “Che mondo di irriconoscenti. Davvero, non me lo merito” ho pensato io, togliendo il cavalletto della bici, inforcandola, scivolando col piede sul pedale e andando a sbattere nel guardrail.

lunedì 20 settembre 2010

Ultime letture: Maxwell Sim (Coe), I frutti dimenticati (Cavina)

Jonathan Coe, I terribili segreti di Maxwell Sim, 2010
Il depresso Max fa quello che io non avrei mai il coraggio di fare: cambia la vita così, su due piedi, accettando un nuovo lavoro piovuto dal cielo e partendo alla volta del nord della Scozia, per pubblicizzare spazzolini da denti ecologici. Nel viaggio però sbatterà prima in tristi scoperte su di sé e la sua famiglia, poi in qualche bottiglia di whisky. Il personaggio c'è, la storia pure, ed è un mistero come Coe sia riuscito abuttare via un romanzo con tanto potenziale. Ma c'è riuscito, perdendosi verso la fine del tragitto proprio come il suo Max. Lontano anni luce da "La casa del sonno" e "La famiglia Winshaw".

Cristiano Cavina, I frutti dimenticati, 2008
Cavina toglie il tappo e si lascia uscire di bocca la sua vita personale: il padre morente, il figlio nato prematuro, la crisi con la sua ragazza, la sua gioventù a Casola Valsenio e altri fatti suoi. Lo fa con uno stile simpatico e brillante, ma non entusiasmante. Sembra davvero il suo diario segreto, quello che si chiude col lucchetto e si nasconde nel comò. E che forse sarebbe stato meglio mantenere segreto. Ci sono critiche entusiaste di come nel romanzo vengano esaltate favola e poesia dei piccoli paesi della provincia italiana, soprattutto se visti con gli occhi di un bambino: a questo punto, di Cavina, meglio i precedenti.

venerdì 17 settembre 2010

Replicanti e compilation

Scritto per Billy #25

Rio Claro, centro storico. Cielo plumbeo. Due del pomeriggio. O della mattina? Piove da giorni, forse settimane, e ormai non si riconosce il giorno dalla notte, in questa fottuta città. Sono seduto ad un take away cinese aspettando i miei wanton fritti, quando un uomo si siede al mio fianco. E' un vecchietto con un orecchino da checca nel lobo sinistro. E' Harrison Ford. E parla.  
Tu mi devi aiutare. 
Chi, io?  
Mi hanno detto che sei una persona sveglia e intelligente. 
Ahahah, dev'essere stata la mia ex, si diverte un sacco a prendere per il culo tutti.
Sono tornati, sono qui. 
Chi? 
I replicanti! Sono di nuovo tra noi. 
Ah sì? 
Sì. E' arrivato un bastione carico di orioni, e loro sono riusciti a fuggire passando per un pertugio della carlinga. Saranno in sette, o otto, o forse addirittura in quattro. La caccia è aperta, e tu mi devi aiutare. 
Ah sì, capisco. Senta, mentre chiamo col cellulare il centro diurno dal quale è scappato, le va di parlarmi un po' di questi reprimendi? 
I replicanti? Sono come noi, ma non sono come noi: sono androidi. Organismi artificiali. Incapaci di provare emozioni, o meglio incapaci di controllarle, non avendo l'esperienza di vita di un uomo. Capisci? 
Come no. Scusi se mangio, eh, mi si freddano i wanton, ma lei continui pure.
Sono delle macchine, in sostanza. Fredde e spietate. Fanno tutto ciò che gli si ordina di fare. Macchine senz'anima. Quelli scappati sono di proprietà delle major discografiche. 
Eh? Delle major? 
Il modello è chiamato “Amici di Maria”, un'evoluzione del precedente “Manzo da Festivalbar”. Sono pericolosissimi. Non sanno cosa sia il dolore, e ne provocano agli altri. Non sanno cosa sia la gioia, e tendono a distruggere tutte le cose belle. Mi hanno mandato a rintracciarli, in quanto iscritto all'albo dei cacciatori di taglie. Devo eliminarli. Con un bel proiettile in testa. Ne va della nostra vita. Ma da solo non posso, ho bisogno di una mente eccelsa per individuarli e smascherarli: la tua. 
No, guardi, glie lo ripeto, è la mia ex che dice così, dice a tutti che sono intelligente, ma lo fa con ironia, capisce, per prendermi in giro. Scherza, la zoccola. Poi guardi, è arrivata la sua ambulanza!

Ultime letture: Acqua in bocca (Camilleri), Cuore di cane (Bulgakov)

Andrea Camilleri/Carlo Lucarelli, Acqua in bocca, 2010
L'ispettore Grazia Negro chiede l'aiuto del commissario Montalbano per un caso di omicidio. Ne nasce uno scambio di lettere e messaggi tra i due da cui il lettore, aiutato anche da fittizi articoli di giornale, riesce a ricostruire e seguire la storia. Un romanzo/giocattolo epistolare per Lucarelli e Camilleri, un loro divertente passatempo (come spiega anche l'editore nella prefazione) senza grandi pretese e che si legge in una sola sera. Particolare.

Michail Afanas'evič Bulgakov, Cuore di cane, 1928
Mosca, 1918. Pallino, un simpatico cane randagio a cui è impossibile non affezionarsi, comincia a trasformarsi in un uomo dopo l'esperimento di un importante medico russo. Esperimento che però non va come previsto... Sarebbe un romanzo fantascientifico, ma le battute pungenti e le situazioni grottesche ne fanno un capolavoro della satira, dove l'autore si diverte a prendere in giro sia la Russia sovietica, sia le nuove manie dei ricchi, perseguitati dal desiderio della gioventù eterna e disposti a qualsiasi cosa per vedere svanire rughe e imperfezioni (sì, nel 1918). Un libro che, secondo me, sembra scritto apposta per diventare la sceneggiatura di un film di Terry Gilliam.