Jonathan Coe, I terribili segreti di Maxwell Sim, 2010
Il depresso Max fa quello che io non avrei mai il coraggio di fare: cambia la vita così, su due piedi, accettando un nuovo lavoro piovuto dal cielo e partendo alla volta del nord della Scozia, per pubblicizzare spazzolini da denti ecologici. Nel viaggio però sbatterà prima in tristi scoperte su di sé e la sua famiglia, poi in qualche bottiglia di whisky. Il personaggio c'è, la storia pure, ed è un mistero come Coe sia riuscito abuttare via un romanzo con tanto potenziale. Ma c'è riuscito, perdendosi verso la fine del tragitto proprio come il suo Max. Lontano anni luce da "La casa del sonno" e "La famiglia Winshaw".
Cristiano Cavina, I frutti dimenticati, 2008
Cavina toglie il tappo e si lascia uscire di bocca la sua vita personale: il padre morente, il figlio nato prematuro, la crisi con la sua ragazza, la sua gioventù a Casola Valsenio e altri fatti suoi. Lo fa con uno stile simpatico e brillante, ma non entusiasmante. Sembra davvero il suo diario segreto, quello che si chiude col lucchetto e si nasconde nel comò. E che forse sarebbe stato meglio mantenere segreto. Ci sono critiche entusiaste di come nel romanzo vengano esaltate favola e poesia dei piccoli paesi della provincia italiana, soprattutto se visti con gli occhi di un bambino: a questo punto, di Cavina, meglio i precedenti.
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