venerdì 26 febbraio 2010

Ultime letture: Coe, Gino & Michele

Jonathan Coe, Questa notte mi ha aperto gli occhi, 1990

Avete più o meno 25 anni e non sapete che ne sarà del vostro futuro? NON leggete questo libro. E' stato redatto da un signore che, alla vostra età, si trovò davanti a un bivio: diventare un noto pianista free jazz o un famoso scrittore. Lui scelse la seconda, ma a voi probabilmente non sarà data nessuna delle due possibilità, e leggendo questo romanzo sarete schiacciati dalla supremazia pop-intellettuale dell'autore. Che disegna benissimo il profilo di un giovane tastierista di belle speranze nella Londra degli anni '80, coinvolto suo malgrado in un omicidio; romanzo romantico e thriller ironico, i cui capitoli sono scanditi dalle canzoni degli Smiths e il cui ordine è disturbato come ne “La casa del sonno”, pieno di flashback su flashback.

Gino & Michele, Neppure un rigo in cronaca, 2000

A Gino e Michele è venuto lo stesso magone che ha colpito Benni: melanconia e nostalgia dei tempi andati, che non erano “migliori” dal punto di vista economico ma di sicuro lo erano in termini di rapporti umani. In questa sorta di thriller comico disegnano la Milano che videro da bambini, negli anni '50, con l'uomo che vendeva il ghiaccio (perché nessuno aveva i frigo), il ricco con la Fiat Cinquecento (perché pochi avevano l'auto), il maestro che organizzava tornei di tappi di bottiglia nel parchetto (perché i bambini mica avevano la Playstation), il bar con il televisore dove tutti si riunivano. E poi la torre Velasca, luogo di corruzione politica e insieme simbolo del boom economico italiano, il quale porterà i freezer nelle case togliendo però calore alle persone (voilà).

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mercoledì 17 febbraio 2010

Ultime letture: Polidori, Asimov

John Polidori, Il Vampiro, 1819
Ormai abituati agli emo-vampiri pettinati alla moda di Twilight, andarsi a rileggere uno dei primi racconti a tema della storia della letteratura risulta ancora più interessante. Nel breve libro di Polidori, medico personale di Lord Byron, il vampiro è un signore facoltoso quanto misterioso (come successivamente nel Dracula di Bram Stoker), che sembra portare disgrazia a ogni persona con la quale si relaziona. Gira per il mondo con un sorriso maligno, scommette con i poveri derubandoli di tutto, plagia le giovani ragazze e mette loro in testa strane idee, ma rispetta i ricchi avidi. Un Robin Hood al contrario, se volete, stronzo e spietato. Il fatto che succhi il sangue alle vergini è un dettaglio.

Isaac Asimov, Cronache della Galassia, 1951
E se esistesse una scienza in grado, grazie al calcolo delle probabilità degli eventi, di prevedere il futuro? Asimov, in questo romanzo ambientato nello spazio tra 10 mila anni, descrive crisi e resurrezione dell'Impero Galattico, avvenute sotto la guida del misterioso psicostoriografo Hari Seldon, capace di guidare gli uomini per secoli grazie alle sue massime registrate in un video. Peccato per la “ricostruzione” geografica dei pianeti, praticamente tutti uguali e somiglianti alla Terra, esseri viventi e società compresi (il che fa del romanzo più una “trasposizione nel futuro” della storia dell'umanità e delle varie civiltà che una vera e propria storia di fantascienza), ma il plot è affascinante. Primo capitolo della “Saga della Fondazione”.

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martedì 9 febbraio 2010

L'algebra amorosa

by Paco Garroyo

“Paco, il nostro giornale va a ramengo. Tobago Today e il Corriere del Caribe ci rubano pubblicità a mille. Dobbiamo attirare giovani lettori, Paco. Ti faccio mandare dalla mia segretaria il numero del regista hodureño Rodrigo Moccio, per domani voglio un'intervista di tremila battute. Fottuti teenagers”.
La telefonata del direttore mi mise apprensione. Pensai di rifiutare, di mandare a cagare tutto e tutti. Faccio il giornalista, io, mica il marchettaro. Meriterei d'interloquire con Gus van Sant, io, altro che stronzate! Poi il pensiero del dentista da pagare mi mise ancora più apprensione, e mi alzai dalla poltrona a malincuore.

PA- Oggi parliamo con Rodrigo Moccio, 44 anni, regista di alcune colonne portanti della cultura giovanile dei nostri anni come “Amore 69” o “Ma quanto mi ami?” e l'ultimo “Io e te tre metri sopra il Nicaragua”. Rodrigo, cosa la spinge a parlare d'amore nei suoi lavori?
RO- Ah, l'amore.... l'amore è il motore! Amore vuol dire generosità, amore vuol dire un sorriso!
PA- Beh, il sentimento più nobile! Mi tolga un po' di curiosità. E' vero che prende ispirazione soprattutto da quello che i ragazzi scrivono sul forum che ha istituito appositamente? Creando una sorta di finestra sui loro cuori?
RO- Io voglio credere che l’amore ci sia, che non ci sia violenza, che non ci sia sofferenza, vorrei che fosse l’amore a spingere questo mondo.
PA- Chiaro. Chi non lo vorrebbe? Ma circa il forum?
RO- L'amore è una straordinaria alchimia che rende straordinarie le cose comuni!
PA- Sì, bene. Passiamo al cinema: è vero che per scegliere le attrici delle sue pellicole nei provini le fa sedere e le guarda negli occhi per molto tempo, senza far loro dire nulla?
RO- Credo che la vera scelta la devi fare dentro di te, se non capisci bene che vita vuoi è difficile che tu possa offrire la vita a qualcun altro.
PA- Eh? Cosa?
RO- Per gli adolescenti e per i single un po' cresciutelli il messaggio è lo stesso: non disperate, sono sicuro che l’amore motore è lì che vi aspetta!
PA- Ah, già. Senta, ci parli un po' del tuo ultimo film.
RO- Nell’algebra amorosa 1+1 fa tutto mentre 2-1 fa niente.
PA - Santi numi... per favore, la prego, non lo ripeta mai più.
RO- Ah ho colpito nel suo cuore, eh? Infatti nell'amore forse a mancare è la volontà di stare realmente insieme. L'ho colpita al cuore, eh?
PA- Io volevo intervistare Gus van Sant.
RO- Il mio ultimo film... beh, l'isotopia principale è il rapporto tra i giovani e i genitori. Un rapporto direi d'amore e odio. Ma più amore, eh, ci mancherebbe! L'amore è il motore del cuore, ci mancherebbe, ah ah ah!
PA- Ah ah ah. Ancora una curiosità. La scelta di girare in Kodachrome, dopo aver utilizzato il digitale nei primi tre film, da dove arriva? Deve aver avuto un bel budget.
RO- Non so cosa stia dicendo. Quando ti innamori e non sai cosa accadrà di quel tuo amore, quando cominci ad avere le sensazioni del tuo corpo, del corpo dell'altra, quando tutto è nuovo, assoluto, sconvolgente: questo è bellissimo.
PA- Uhm. E nonostante tutto, è stato molto criticato per aver trattato temi rilevanti in modo troppo dinamico e poco sentimentale, belle parole per dire che i film sono banali e superficiali. Allo stesso tempo, si dice, ha dedicato troppi spazi e tempi al “product placement”, con marche e oggetti alla moda più in vista dei paesaggi. Leggerezza e consumo. Cosa risponde?
RO- La gente ama il lieto fine. Io mi sento una piccola boa per segnalare qualcosa che, assolutamente, non deve andare perso: l'amore.
PA- Ma basta, la smetta! Ha 44 anni!
RO- …
PA- Moccio?
RO- …
PA- Stupido di un Moccio, mi sente?
RO - ...Non ne posso più, voglio morire. Mi aiuti.
PA- A morire? Tenga botta, sto arrivando.

(ndr: Rodrigo Moccio è un personaggio di fantasia. Le frasi che dice... no)

Il pezzo - tagliato e accorciato - è uscito sul Billy di febbraio


mercoledì 3 febbraio 2010

Furgone cinese e incentivo italiano

Questa merita. La Martin Motor è un'azienda italiana che ha ben pensato di vendere nel nostro Paese dei furgoni prodotti in Cina, alla faccia dei lavoratori di Termini Imerese. Alla faccia perchè i furgoni della MM costano... 2140 euro.

Ma come? Va beh che in Cina manodopera e materiali costano poco, ma un furgone è pur sempre un furgone! Non può costare come una chitarra elettrica! E le spese di trasporto dalla Cina?

L'arcano è presto svelato: i furgoni della MM godono di tutti gli incentivi possibili al mondo. 4000 euro di ecoincentivi del Governo, 2500 euro la rottamazione e 2000 euro di incentivi della Regione Lombardia. Tutti indicati nella pubblicità della MM. E così del prezzo iniziale (basso ma pur sempre umano) ne rimane un quinto.

Allora mi chiedo cosa siano tutte queste male parole sui prodotti cinesi inaffidabili per i quali ci vorrebbe un dazio, cosa siano tutti queste belle parole a favore dei lavoratori della Fiat che rischiano la cassa integrazione, cosa sia tutta questa presunta difesa del "made in Italy" per la quale è scoppiato il caso Alitalia, se poi si favorisce in modo osceno un'azienda che sventola bandiera italiana (guardatevi il sito della MM, riconducibile alla Omci) ma che per profitto fa i propri comodi in Cina (per carità: da come se ne parla in alcuni forum i prodotti sembrano ottimi).

Alla MM va almeno il merito di non nascondere affatto la provenienza dei suoi veicoli, come fanno troppe griffe "italiane" che producono le borsette in Cina per trenta euro e le rivendono nelle boutiques a 500 con l'etichetta "made in Italy". Ma questo non basta a giustificare tanti incentivi. Perchè gli incentivi, lo ricordo, vengono fatti proprio per dare una scossa al mercato e aiutare le aziende di madrepatria in (teorica) difficoltà... Se no che cazzo di "incentivi" sono? Ma si potrebbe cercare di difendere il "prodotto" italiano e non l'"industriale" italiano, per una volta? Chissà quanti casi Omsa ci attendono ancora...

Repubblica
Forum Triumph

martedì 2 febbraio 2010

Ultime letture: Coe, Giordano

Jonathan Coe, La pioggia prima che cada, 2007
Un'anziana signora, Rosamond, prima di morire registra una serie di cassette nelle quali descrive minuziosamente una ventina di foto. Una foto per ogni momento importante della sua vita, per la precisione. Le cassette sono destinate a una ragazza non vedente di nome Imogen, e sarà compito della nipote della signora, Gill, recapitarle all'interessata. Solo che Imogen non si trova da nessuna parte, come scomparsa: Gill e le sue figlie cercheranno, ascoltando le cassette, indizi e aiuti. Il "manuale della perfetta descrizione", mi verrebbe da dire: immagini, paesaggi, case, profumi, abiti, abitudini di un tempo lasciano pochissimo spazio allo sviluppo della storia, facendo dei ricordi e di brevi momenti vissuti i veri protagonisti della vicenda - come d'altronde avviene nelle foto. Se siete ignoranti e impazienti come me, alla lunga vi annoierà.

Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, 2008
Un romanzo di formazione: Alice e Mattia da piccoli sono rimasti traumatizzati da due terribili eventi - lei ha rischiato di morire in un incidente con gli sci, lui è colpevole della scomparsa della sorellina - e cresceranno con evidenti turbe psicofisiche - lei anoressica e incapace di amare, lui apatico e autolesionista. Lui la vorrebbe, vorrebbe passare la vita con lei, ma sa che sono come due numeri primi: vicini e senza la possibilità di toccarsi (11 e 13, 17 e 19 etc.), con qualcosa, nel mezzo, che impedirà sempre loro di unirsi nonostante i numerosi tentativi nell'arco di vent'anni. Non è un capolavoro, ma l'opera prima ben riuscita di un ragazzo che quando lo ha scritto aveva la mia età di adesso: Paolo Giordano ha tutta la mia invidia.

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