lunedì 21 dicembre 2009

Perché Linux?

Un padre di famiglia deve acquistare il pc per i bambini, perché per la scuola devono scrivere documenti e visionare cd rom. Allo stesso tempo, una coppia appena sposata (o convivente) vuole acquistare un pc per masterizzare cd e navigare su internet. Sia la famiglia che la coppia si ritrovano da Mediaworld, o alla Comet, o in qualsiasi altro superstore, per acquistare un desktop economico, mettiamo 399 euro, e una fondamentale suite office da 99 euro. Ah, dimenticavo l'attivazione dell'antivirus, mettiamo 30 euro all'anno.

Del sistema operativo a loro non glie ne frega proprio niente, prendono il pc così com'è sullo scaffale. Xp, Vista, 7, chi se ne frega, non sanno manco la differenza. Li conoscono giusto grazie alla pubblicità.

Se fossero andati in un negozietto di quelli piccoli, e avessero chiesto la stessa identica macchina con un sistema operativo come Ubuntu e programmi open source, avrebbero speso dai 100 ai 200 euro in meno. Pubblicherebbero documenti di ogni sorta e navigherebbero addirittura più sicuri (senza fare i conti con l'antivirus), senza dover installare nulla.

All'inizio del 2008, in un piccolo negozio di Ravenna, ho acquistato un pc Pentium dual core, 1 Gb di Ram, 160 Gb hard disk, scheda madre Asus, scheda video integrata, per un totale di 250 euro.

Si può fare. Ma pochi lo sanno.

Io non sono un informatico, non ci capisco un acca dal punto di vista tecnico, ma sono sicuro che anche molti di voi facciano fatica a capire la differenza tra un kernel e un altro. Magari, come me, manco sapete cos'è un kernel. E il file system? E lo spooler? E il preemptive multitasking? E allora perché regalare centinaia di euro a Microsoft e Apple se dei loro servizi non ve ne fate niente?

Ubuntu

Paolo Attivissimo

sabato 19 dicembre 2009

Ultime letture: Coe, Tabucchi

Coe J., La casa del sonno, 1997
Un critico cinematografico che non dorme da mesi va nella clinica di un famoso “dottore del sonno”, clinica che si trova proprio nello stabile dove quindici anni prima aveva fatto l'università. E qui, tra un ricordo e l'altro, riprende i contatti, volente o nolente, con i vecchi compagni di studio. Bellissimo romanzo intenso, riflessivo, malinconico, ricco di ironia e suspense, formato da diverse storie che si intrecciano tra loro, con capitoli pari dedicati al presente e capitoli dispari lasciati a flashback e ricordi. Efficace stratagemma che invoglia a non fermarsi mai. Epica la scena del “seminario” per medici.

Tabucchi A., La testa perduta di Damasceno Monteiro, Feltrinelli, 1997
In un bosco portoghese viene ritrovato un cadavere senza testa. Comincia così il thriller “atipico” di Tabucchi: atipico perchè l'indagine è scarsa, la vicenda è poco approfondita, l'adrenalina è versata col contagocce (basti pensare a tutto il tempo che il giornalista protagonista passa mangiando e visitando la città di Oporto anziché dedicarsi al caso, che considera praticamente mero lavoro). In realtà l'omicidio è un pretesto per parlare del Portogallo, delle prevaricazioni della Polizia, di filosofia del diritto e filosofia in generale: Mario Rossi, Freud, György Lukács, Lotman, Hans Kelsen, Holderlin, sono citati molti più letterati che presunti assassini. Splendido l'incipit.

Altre letture

giovedì 17 dicembre 2009

Il dolore mi fa una saga

by Paco Garroyo

L'altro giorno festeggiavo la vittoria al totocalcio tobaghese, e mi sono sbronzato. Capita. Ho sognato. Capita. Ho sognato che ero nel futuro, tra un centinaio di anni. Camminavo per le strade di Rio Claro, evitando scooter volanti e tram ai fotoni, quando ho visto un multisala d'essay. Fico, ho pensato, e mi sono diretto all'entrata del cinema Saffy.

Buongiorno, buonuomo, dico al bigliettaio, che cosa programmate?
Guardi, dice lui, questa settimana abbiamo i grandi classici: Sala 1 “Batman Calmo” (o “Batman 57”), Sala 2 “L'impero colpisce le vacanze sul Nilo” (o “Guerre Stellari -12”), Sala 3 “Il favoloso mondo di Indiana Jones” (o “Indiana Jones 17”), Sala 4 “L'era glaciale nella valle perduta” (o “Ice Age” 27).
Gesù! dico io.
Guardi, dice lui, io le consiglio vivamente Guerre Stellari, si ride di gusto grazie alle gags italiche, ma c'è anche un'attenta riflessione introspettiva sul Lato Oscuro, roba sociologica, roba forte.
No grazie, dico io, vada per l'uomo pipistrello, a pensarci è quello che m'incuriosisce di più. Compro il biglietto ed entro. Il cinema è come me lo ricordavo. Tranne che per le poltroncine volanti e un fortissimo odore di mucca congelata. Mi aggrappo a una poltroncina fluttuante nell'aria e aspetto che le luci si spengano. Dentro ci sono altre due persone.

Dunque: Batman ha la barba e gli occhiali da vista. Ha una figlia e una famiglia bellissima. Ma succede che la moglie, Zora la vampira, muore durante una lotta contro La Cosa. Da allora Batman, tutti i giorni, con costume e mantello, si siede in una panchina di fronte alla scuola della figlia, a Gotham, e aspetta. Trascura il lavoro, e il crimine imperversa. Tutti gli vanno a far visita, proprio su quella panchina, e con lui si sfogano. Robin ammette di essere gay. Due Facce gli parla di problemi finanziari. Alfred dà le dimissioni – che cazzo faccio a casa tutto il giorno da solo, si giustifica. Il Pinguino ammette il suo amore per Bridget Jones.

Non ce la faccio più, sbotto.
Ma che schifo, ma non c'è fantasia, ma è tutto già visto, dico agli altri due spettatori.
Che rispondono incazzati: shhhhhh.
Ma state guardando una minestra riscaldata, urlo io, nervoso.
Faccio per andarmene, mi dimentico di essere su una poltroncina volante, volo giù e poi buio.

Mi risveglio nel letto di un ospedale. L'infermiera si china su di me.
Buongiorno, dice l'infermiera, come andiamo, è stato in coma etilico, si sente meglio ora? Lei è stato in coma etilico, ha bevuto troppo, doveva vedere che spavento si sono presi i suoi amici, mi dice l'infermiera.
Dovrebbe vedere che spavento mi son preso io, le ho risposto, dimenticandomi che è in fase di pre produzione “Harry Potter e la Fabbrica di cioccolato”.

Scritto originariamente per Billy

lunedì 14 dicembre 2009

Ultime letture: Skàrmeta, Haddon, Chandler

Skàrmeta A., Non è successo niente, 1980
Essere un adolescente cileno a Milano. Nel 1973 Lucas, dopo il golpe di Pinochet, si trasferisce col padre attivista politico in Europa. Qui flirta con le compagne di classe, trova la sua prima vera ragazza, fa a botte con coetanei (ne manda uno all'ospedale), conosce altri ragazzi in esilio, ha una serie di avventure più o meno piacevoli in giro per il capoluogo lombardo. Ma soprattutto partecipa a cortei antifascisti e manifestazioni politiche a tutto busso, dove amici e nemici si ritrovano a cantare le canzoni degli Inti-Illimani. Non so (per motivi geo-anagrafici) se Milano nel 1973 fosse davvero così bella e “attiva” politicamente, ma oggi non lo è di sicuro. Nessuna città italiana, temo.

Chandler R., Il grande sonno, 1939
Humphrey Bogart – scusate – Philip Marlowe è un investigatore privato solitario, cupo, burbero ma allo stesso tempo ironico e spiritoso, che si ritrova a sbrogliare un complicatissimo caso che vede coinvolte le due figlie di un vecchio generale. Una storia di pornografia, bische clandestine e omicidi nella Los Angeles degli anni trenta. Un po' troppi personaggi e un po' troppi misteri risolti frettolosamente, per i miei gusti: ma è un giallo “pulp” del '39 che ha fatto storia (grazie al detective “hard boiled”). A rimanermi maggiormente impressi sono stati appunto la figura di Marlowe e lo stile colloquiale e realistico.

Haddon M., Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, 2003
L'inglese Mark Haddon si cala (benissimo) nella testa di Christopher, un quindicenne autistico (sindrome di Asperger) che una notte trova il cagnolino della vicina brutalmente ucciso. Questo fatto farà scattare in lui la voglia di indagare, nonostante il divieto del padre e il disinteresse generale degli abitanti del quartiere. Comincia così il suo particolare viaggio: particolare perchè lui non sopporta di essere toccato, odia il giallo e il marrone, non comprende le espressioni del viso umano, non sopporta che due alimenti diversi vengano in contatto, e per lui ogni cosa segue una logica matematica. E nonostante ciò il lettore riesce ad appassionarsi alla vicenda ed “entrare” nel personaggio: è questo il vero capolavoro.

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mercoledì 9 dicembre 2009

Il Ministero della Microsoft

Niente da fare. Il Governo (precisamente i ministri Brunetta e Gelmini) si è dimenticato ancora delle possibilità fornite dall'open source e ha "regalato" un pezzo di scuola pubblica alla Microsoft. L'azienda di Redmond, grazie all'accordo recentemente firmato (da quel che ho capito, a settembre) per tre anni si occuperà dello sviluppo di molti progetti informatici legati all'istruzione ("Piano del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca" e "Piano eGov2012").

Secondo Brunetta l'accordo è estremamente vantaggioso, dato che la Microsoft ha promesso (sottolineo promesso) computer e licenze gratuite per scuole e uffici pubblici. Quante? Non si sa. Ma è sicuro? No. Vi sembra ridicolo? A me tantissimo. Leggendo il protocollo anche un ragazzino di 10 anni che sa fare i calcoli si renderebbe conto che qualcosa non funziona. Perchè un Governo dovrebbe permettere ad un azienda di impossessarsi di migliaia di futuri consumatori in cambio di stupide e magari vane promesse? Se il Governo voleva licenze gratuite, bastava passare all'open source...

Ecco qui la lettera aperta dell' "Associazione per il software libero" al Governo. Spiega molto bene i miei stessi dubbi:
http://softwarelibero.it/brunetta

Qui invece c'è il protocollo in tutta la sua orripilanza: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/scuola_digitale/protocollo_Brunetta_Gelmini.pdf

E qui una cosa che avevo scritto a proposito un po' di tempo fa: http://blog-garo.blogspot.com/2009/06/il-software-libero-e-di-sinistra.html

giovedì 3 dicembre 2009

Ultime letture: Tabucchi, Baricco

Baricco A., Emmaus, Feltrinelli, 2009
E Baricco ha scritto un altro romanzo che mi son letto tutto d'un fiato. In una notte. Oddio, storia un po' troppo semplice, forzatamente tragica, piena di riflessioni bibliche ed elucubrazioni sulle beatitudini evangeliche che ho fatto davvero fatica a capire (e magari non ho capito) da ateo e religiosamente ignorante quale sono. A me quello che piace di Baricco è come scrive. Come, con leggerezza, con tre battute, riesce a farti immaginare nuove situazioni da una parte, e riesce a far riaffiorare i ricordi dall'altra. Mi riconosco nei ragazzi – pensando assieme a loro ai miei sedici/diciassette anni, anche se avrei ben poco da spartire con la loro vita – e “faccio mia” la storia – anche se non ho mai visto una band parrocchiale, o un amico drogarsi davanti ai miei occhi, o una tale divisione tra famiglie normali e famiglie benestanti – come fosse la mia autobiografia. Mah, magia.

Tabucchi A., Requiem, 1991
Uno legge e pensa: ma è un sogno? Un'allucinazione? La sceneggiatura del più complesso film di Lynch? Il diario redatto da un pazzo portoghese rinchiuso in una clinica con un foglio e una penna? Una seduta di psicanalisi! Tutto, forse. Requiem è un viaggio, anzi una gita a Lisbona, dove il protagonista, in uno stato a metà tra coscienza e incoscienza e sudando per tutto il libro, incontra svariati personaggi – più o meno strani, più o meno vivi – che lo aiutano a fare il punto sulla propria esistenza. Andare a comprare una Polo al mercato e disquisire del famoso logo coccodrillo con una vecchia zingara per poi andare a pranzo col fantasma di un amico e farsi spiegare minuziosamente la ricetta del “sarraboulho à moda do douro” dalla cuoca. Ecco Requiem. Particolare, allucinato, delizioso.

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mercoledì 2 dicembre 2009

Colletta per Zigo Zago

Chi conosce già Zigo Zago, bene. Chi non lo conosce si vergogni e si aggiorni un po'. Zigo Zago è un personaggio incautamente inventato dal disegnatore per bambini Richard Scarry (1919-1994), da mettere tra le sue storie di animali tra i quali il gatto Sandrino (mi sembra fosse un gatto). Scarry probabilmente voleva creare un personaggio simpatico, felice e fresco, per attirare l'attenzione dei marmocchi. Ha creato un mostro.

Zigo Zago è un piccolo verme con un piede e un cappello sulla testa. Il dramma è che si crede una persona normale: fa tutte quelle cose che per gli altri sono banali, dal guidare una macchina al disegnare, ma per lui - menomato e sfortunato - diventano uno sforzo immane, una fatica pazzesca, una penosa agonia...



Guardatelo mentre cerca di allacciarsi l'unica scarpa che ha... non è tristissimo e angosciante?





Anche perchè lui sorride sempre: si direbbe felice, ma in realtà io penso che lui finga di essere felice, si sforzi di dimenticare la propria condizione di animale sfigato, povero e handicappato, e questo lo rende ai miei occhi ancora più triste. Ma guardatelo mentre cerca di sparecchiare un tavolo! Ma Cristo!


Non vi viene voglia di entrare nel disegno e dirgli:
"Zigo, per favore, lascia stare, ci penso io a mettere a posto, per piacere, vai fuori a giocare con i tuoi simili, ti prego..."
"Ma Francesco, devi andare a lavorare, hai fretta! Dai che metto a posto io!"
"No Zigo, cosa vuoi che sia il mio lavoro in confronto alla tua misera vita... non hai le mani! Hai un piede e sei senza mani! Cosa cazzo pulisci? Dai su, vai a divertirti..."

Propongo una colletta per Zigo Zago, per delle protesi. I soldi li raccolgo io.