Coe J., La casa del sonno, 1997
Un critico cinematografico che non dorme da mesi va nella clinica di un famoso “dottore del sonno”, clinica che si trova proprio nello stabile dove quindici anni prima aveva fatto l'università. E qui, tra un ricordo e l'altro, riprende i contatti, volente o nolente, con i vecchi compagni di studio. Bellissimo romanzo intenso, riflessivo, malinconico, ricco di ironia e suspense, formato da diverse storie che si intrecciano tra loro, con capitoli pari dedicati al presente e capitoli dispari lasciati a flashback e ricordi. Efficace stratagemma che invoglia a non fermarsi mai. Epica la scena del “seminario” per medici.
Tabucchi A., La testa perduta di Damasceno Monteiro, Feltrinelli, 1997
In un bosco portoghese viene ritrovato un cadavere senza testa. Comincia così il thriller “atipico” di Tabucchi: atipico perchè l'indagine è scarsa, la vicenda è poco approfondita, l'adrenalina è versata col contagocce (basti pensare a tutto il tempo che il giornalista protagonista passa mangiando e visitando la città di Oporto anziché dedicarsi al caso, che considera praticamente mero lavoro). In realtà l'omicidio è un pretesto per parlare del Portogallo, delle prevaricazioni della Polizia, di filosofia del diritto e filosofia in generale: Mario Rossi, Freud, György Lukács, Lotman, Hans Kelsen, Holderlin, sono citati molti più letterati che presunti assassini. Splendido l'incipit.
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Un critico cinematografico che non dorme da mesi va nella clinica di un famoso “dottore del sonno”, clinica che si trova proprio nello stabile dove quindici anni prima aveva fatto l'università. E qui, tra un ricordo e l'altro, riprende i contatti, volente o nolente, con i vecchi compagni di studio. Bellissimo romanzo intenso, riflessivo, malinconico, ricco di ironia e suspense, formato da diverse storie che si intrecciano tra loro, con capitoli pari dedicati al presente e capitoli dispari lasciati a flashback e ricordi. Efficace stratagemma che invoglia a non fermarsi mai. Epica la scena del “seminario” per medici.
Tabucchi A., La testa perduta di Damasceno Monteiro, Feltrinelli, 1997
In un bosco portoghese viene ritrovato un cadavere senza testa. Comincia così il thriller “atipico” di Tabucchi: atipico perchè l'indagine è scarsa, la vicenda è poco approfondita, l'adrenalina è versata col contagocce (basti pensare a tutto il tempo che il giornalista protagonista passa mangiando e visitando la città di Oporto anziché dedicarsi al caso, che considera praticamente mero lavoro). In realtà l'omicidio è un pretesto per parlare del Portogallo, delle prevaricazioni della Polizia, di filosofia del diritto e filosofia in generale: Mario Rossi, Freud, György Lukács, Lotman, Hans Kelsen, Holderlin, sono citati molti più letterati che presunti assassini. Splendido l'incipit.
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