giovedì 3 dicembre 2009

Ultime letture: Tabucchi, Baricco

Baricco A., Emmaus, Feltrinelli, 2009
E Baricco ha scritto un altro romanzo che mi son letto tutto d'un fiato. In una notte. Oddio, storia un po' troppo semplice, forzatamente tragica, piena di riflessioni bibliche ed elucubrazioni sulle beatitudini evangeliche che ho fatto davvero fatica a capire (e magari non ho capito) da ateo e religiosamente ignorante quale sono. A me quello che piace di Baricco è come scrive. Come, con leggerezza, con tre battute, riesce a farti immaginare nuove situazioni da una parte, e riesce a far riaffiorare i ricordi dall'altra. Mi riconosco nei ragazzi – pensando assieme a loro ai miei sedici/diciassette anni, anche se avrei ben poco da spartire con la loro vita – e “faccio mia” la storia – anche se non ho mai visto una band parrocchiale, o un amico drogarsi davanti ai miei occhi, o una tale divisione tra famiglie normali e famiglie benestanti – come fosse la mia autobiografia. Mah, magia.

Tabucchi A., Requiem, 1991
Uno legge e pensa: ma è un sogno? Un'allucinazione? La sceneggiatura del più complesso film di Lynch? Il diario redatto da un pazzo portoghese rinchiuso in una clinica con un foglio e una penna? Una seduta di psicanalisi! Tutto, forse. Requiem è un viaggio, anzi una gita a Lisbona, dove il protagonista, in uno stato a metà tra coscienza e incoscienza e sudando per tutto il libro, incontra svariati personaggi – più o meno strani, più o meno vivi – che lo aiutano a fare il punto sulla propria esistenza. Andare a comprare una Polo al mercato e disquisire del famoso logo coccodrillo con una vecchia zingara per poi andare a pranzo col fantasma di un amico e farsi spiegare minuziosamente la ricetta del “sarraboulho à moda do douro” dalla cuoca. Ecco Requiem. Particolare, allucinato, delizioso.

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