Hana Bi (Marina di Ravenna), 26/07/2010
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Aspettavo un concerto di Damon Gough da dieci anni, da quando cioè acquistai il suo magnifico ciddì “The hour of Bewilderbeast” in centro a Londra, dopo aver visto un videoclip sul Brand New diretto da Coppola (sì insomma, una vita e una tv fa).
Ex calciatore delle giovanili del Manchester United, 40 anni, quando te lo trovi davanti non dimostra né l'uno né l'altro: i capelli bianchi che escono dalla berretta di lana (a fine luglio), la barba incolta e la pancia stratosferica lo fanno sembrare un vecchio nonno vestito da Babbo Natale.
Si presenta sul palco palesemente ebbro, e con un calice di vino. Comincia a canticchiare con la sua chitarra (ne ha due che alterna: un'acustica elettrificata e una telecaster), ma soprattutto a borbottare nel microfono cose incomprensibili, parlando tra sé e sé o inveendo contro i fonici per motivi... tecnici (“Non riesco a vedere i tasti della chitarra! I tasti! Quella spia è fottuta, comunque”).
Lo ascolto con la massima attenzione e concentrazione, poi quando per la terza volta sbaglia e ricomincia “Camping next to the water” mi vado a fare un giro per il locale bestemmiando.
Rimarranno in me tre epiche immagini del concerto: il numero spropositato di persone giunte all'Hana Bi, mai visto così pieno; Badly che a metà concerto si siede e attacca il suo lettore mp3, e noi che stupefatti ci ascoltiamo le sue canzoni mentre lui si fuma una sigaretta; Badly che rischia di cadere dal seggiolino suonando col piano “Magic in the Air”, tanto per sottolinearne lo stato di salute.
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