Un romanzo/docu-drama angosciante, che fa davvero incazzare. Tra interviste (vere? Inventate? Chi lo capisce?), reportage romanzati e documenti della fondazione Allende, il giornalista Claudio Fava studia i crimini commessi negli ultimi quarant'anni dai militari sudamericani in sei paesi. Gli ottantamila morti della guerra civile in Salvador, combattuta sotto lo slogan “Patria sì comunismo no”, i tremila civili morti in Panama per l'attacco statunitense ma anche per i capricci del generale Noriega, le torture a quelli che poi sarebbero diventati desaparecidos per mano di uomini spietati come “l'angelo biondo della morte” Alfredo Astiz in Argentina, l'uccisione del musicista popolare Victor Jara dopo il golpe di Pinochet. “Che Paese potrà mai essere, un Paese che ammazza i propri poeti?” (Pierpaolo Capovilla).
Michael Connelly, Il Poeta, 1996
Thriller bestseller come ce ne sono tanti. Scritto perfettamente, con dialoghi che suonano falsissimi ma risultano efficaci, marchio di fabbrica di un autore 'pop' che l'ha vista lunga e non vuole perdere tempo ornando dettagli. Un giornalista indaga sul misterioso suicidio del proprio fratello, poliziotto, per poi scoprire che si tratta di omicidio. Vengono allora riaperti altri casi di presunti suicidi tra agenti, tutti avvenuti nella stessa maniera, e l'FBI comincia la caccia all'assassino. Libro che si legge d'un fiato, con una storia che mantiene la tensione sempre alta e un finale che presenta diversi colpi di scena. Interessante anche perché, direttamente o indirettamente, parla del lavoro dei cronisti e del giornalismo “d'assalto” più in generale.
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