martedì 4 agosto 2009

Ecco perché il Milan ha venduto Kakà, servivano i soldi per acquistare Vittorio Feltri


C'è crisi nel mondo dell'editoria. I pubblicisti guadagnano pochi euro per pezzo scritto, i giornalisti fanno fatica ad ottenere uno stipendio da operaio. Conosco personalmente un giornalista professionista del Resto del Carlino, con tesserino e decenni di esperienza, che prende intorno ai 600 euro al mese e per campare fa tante altre cose.

Non c'è crisi evidentemente a casa di Paolo Berlusconi, fratello del nostro amatissimo presidente del Consiglio, che ha voluto Vittorio Feltri a tutti i costi come direttore del suo quotidiano "Il Giornale". A tutti i costi vuol dire che Feltri guadagnerà, in toto, 18 milioni di euro per tutta la durata del contratto più una percentuale sulle vendite del giornale e sui tagli del personale (sì, più licenzia più guadagna. E' la stampa, bellezza).

Va beh, evidentemente i soldi li merita, come dimostra il suo curriculum.
Vittorio Feltri nasce a Bergamo il 25 giugno 1943. Collabora con il "Corriere della Sera" e con il "Foglio" di Giuliano Ferrara, prima di diventare direttore de "L'indipendente" (1992), "Il Giornale" (1994), "Il borghese" (1998), esperienze segnate da continui attacchi alla sinistra ed elogi a Silvio Berlusconi e il suo partito. Nel 2000 fonda "Libero". Qualche mese dopo viene espulso dall'Ordine dei giornalisti per aver violato il codice professionale: sbatte in prima pagina fotografie di bambini violentati da pedofili. Siccome siamo in Italia, tutti se ne catafottono e nel 2003 viene revocata la radiazione.

Il suo motto è "creare allarme e riprovazione sociale", come spiegò proprio in occasione della sua radiazione, e sarebbe davvero un buon giornalista se solo avesse un briciolo di coscienza e umanità.

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