domenica 18 gennaio 2009

Per cominciare...

...a saturare la rete, riporto un'articolo scritto l'estate scorsa sul concertone dei Massive Attack a Ravenna. L'originale era stato pubblicato sul quotidiano Ravennanotizie, mi prendo la libertà di riportarmelo anche sul mio nuovo blogsgsg


MASSIVE ATTACK
Pala de Andrè (Ravenna), 19/07/2008
30 €


Che i critici lo vogliano o no, che agli alternativi piaccia o meno, un grande concerto pop si riconosce soprattutto per la partecipazione (necessariamente numerosa: pop) e l’attenzione del pubblico. Il successo è ancora più accentuato se, anziché il circo del popolino, viene messa in scena una delicatissima pièce. Ieri sera il Pala de André, per lo spettacolo di chiusura del Ravenna Festival 2008, era incredibilmente gremito: persone da tutta Italia (ma non solo, anche comitive tedesche) si sono ritrovate a Ravenna (per una sera, davvero, capitale della cultura) per assistere a un evento speciale.

Effettivamente gli inglesi Massive Attack non fanno musica per tutti i gusti.

Percussioni tribali che somigliano più al battere cardiaco che alla batteria di un gruppo rock, onde gigantesche di suoni e correnti calde di note sparate sulla folla, che vanno a formare vortici ipnotici dai quali solo chi ha l’orecchio più attento riesce a uscire incolume, senza gridare alla bruttura o alla noia per ciò a cui sta assistendo. Chiamasi trip hop: testi recitati sottovoce, o cantati con toni caldi, su basi ai limiti della psichedelia che appaiono e si dissolvono nel nulla.

No, i Massive Attack non sono proprio, come si suol dire, “commerciali”: Robert del Naja canta quasi completamente nell’oscurità, senza ostentarsi e dare la possibilità al pubblico di orientarsi nel marasma di onde sonore, Grant Marshall manipola basi e mixer in modo che non si possa riconoscere quali suoni vengono dal computer, quali dal sintetizzatore e quali dagli strumenti a corda, mentre gli otto musicisti da loro diretti - per la cronaca batteria, percussioni, sintetizzatore, basso, chitarra e tre voci - danzano con delicatezza e maestria, come sognanti, in quel vortice. La musica ascoltata (attenzione: non “sentita”) ieri sera non va cantata sotto la doccia come i successi Sanremesi, va vissuta sul momento.

Si potrebbe dire che i Massive Attack suonino una “Settimana enigmistica” della canzone, con cruciverba di violini, rebus di chitarre distorte con delay e tremolo, “trova le differenze” tra giri di basso che sembrano tutti uguali, ma in realtà fanno da bordone per diverse situazioni. Cervellotico sì, ma neanche tanto: come tutti i linguaggi del mondo.

Se poi alla musica si aggiunge il maxischermo che ieri sera i Massive Attack da Bristol avevano installato alle loro spalle, ecco la ciliegina sulla torta: le citazioni di Mandela, Alinsky e San Suu Kyi sulla libertà e la democrazia (in opposizione alle parole di Pinochet e Stalin) e gli slogan dedicati ai diritti umani che comparivano sul palco davano veramente poco tempo a cervello e coscienza del pubblico di rilassarsi, trasportandolo definitivamente in un viaggio onirico da vivere e ballare con attenzione dal primo all’ultimo minuto.


Francesco Garoia


1 commento:

  1. le canzoni di San Remo sono le migliori! Sei tu che sei solo un segaiolo mentale che fluttui nelle microondre di un microkorg pensando di essere più migliore di quelli come me a cui ci piace cantare sotto la doccia! Già.. Prova a cantare teardrop a vedere se non ti metti a piangere piagato sulle tue ginocchia mentre tutti quei momenti scivolano via come piscio sotto la doccia..

    e ho detto tutto! Direi..

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