martedì 10 febbraio 2009

Mogwai, me

MOGWAI
Estragon (Bologna), 09/02/2009
22 €


Una delle mie band preferite sbarca all’Estragon al gran completo (mai vista tanta gente in quel locale) per trasportare sul palco il nuovo ciddì uscito qualche mese fa. Operazione davvero ardua, visto che tra l’altro si ostinano (grandissimi) a non utilizzare basi se non per qualche rara occasione; il risultato è più che apprezzabile, le canzoni sono molto fedeli e i suoni pure, nonostante l’approccio un po’ sgangherato.


I Mogwai da Glasgow ballano e zampettano sul palco con i loro fisici da bevitori/lanciatori di freccette, cercando di non pestare involontariamente uno dei 56 mila pedali che affollano il pavimento o di non sbagliare nota mentre provano a capire a testa bassa quale effetto devono accendere e quale no, e perché dal loro amplificatore arrivi quel suono così strano. Sono 5 favolosi cazzoni sulla trentina amanti del vino che giocano e ridono tra loro. Cioè suonano.


Però come sempre non è la loro performance visiva a catturare l’attenzione (semmai le loro pance da buongustai), ma l’incredibile onda di suoni sprigionata dalle casse, sotto la quale uno può rimanere schiacciato e appiattito al suolo mentre il suo vicino s’impenna sorpreso come se stesse surfando e comincia a volare per tutta la durata della canzone. La musica dei Mogwai somiglia molto di più alla musica classica che alla musica “post-rock” di cui sono esponenti: ognuno ci vede un po’ ciò che vuole, ognuno sente un po’ quello che vorrebbe sentire.


E così mi sorprendo a dedicare a Eluana Englaro e suo padre la dolcissima e spietatissima Daphne and the brain.


A pensare, durante I’m Jim Morrison, ai ragazzi della mia età che si nascondono sotto il telaio di un camion, cercando di passare la frontiera al di là della quale dovrebbe trovarsi una vita migliore.


A piangere ballando (piangere ballando!) mentre suonano 2 rights make 1, che tanto mi ricorda gli occhi del mio vecchio piccolo cane Chicco.


A ridere di gioia, riflettendo su quanto la mia vita sia fortunata, sulle note dell’epica Friend of the night.


Buongiorno, sono Francesco Garoia, ho 24 anni e un sacco di sogni, idee, paure. E i Mogwai riescono a rappresentarle, tutte.



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