venerdì 31 luglio 2009

Se la mela diventa marcia


La fortuna della Microsoft è sempre stata anche il suo tallone d’Achille: ottenuta grazie a cartelli, accordi, partnership più o meno legali tra compagnie produttrici di software e hardware al fine di aumentare la distribuzione dei suoi sistemi operativi, è proprio per questo finita in tribunale un bel po’ di volte e si è inimicata moltissimi appassionati d’informatica. Insomma, i vari Windows non sono diventati così popolari perchè migliori di altri ma perchè, quando andavi a comprare un pc, per un motivo o per l’altro ce li ritrovavi già installati, senza possibilità di scelta. Di qui l’abitudine dei consumatori di utilizzare prodotti Microsoft anche quando non conviene.

Una buona parte degli appassionati d’informatica si è dedicata allora a Apple-Macintosh, il sistema ideologicamente e tecnicamente rivale. La Apple negli anni si è fatta pubblicità come azienda amica degli artisti (i musicisti usano Mac), dei creativi (i fotografi usano Mac), dei designers (i grafici usano Mac), del volontariato e dell’ambiente (qualcuno ricorda il banner di “Greenpeace” sul sito della Apple?), in contrapposizione alla “dittatura del denaro” di Bill Gates.

Poi, una volta fatta l’immagine, Apple ha deciso di fare i soldi. Nella stessa maniera in cui li ha fatti Microsoft: ammazzando (sul mercato) i rivali senza pietà e cercando di imporsi in tutti (tutti) i modi.

Qualche mese fa fece scalpore la notizia del blocco di iPodHash, il programma che permetteva di mettere la musica su apparecchi iPod tramite computer Linux. L’obiettivo era chiaro: fare in modo che chi usa un pc con sistema operativo open source non possa usare l’iPod. Per bloccare il software la Apple ha mandato i suoi avvocati dai programmatori e li ha minacciati di denunce (che non avrebbe mai potuto effettuare, in realtà), tutto questo per screditare l’open source: chiamasi fascismo. I programmatori indipendenti hanno ceduto alle minacce ed hanno smesso di lavorare ad iPodHash, ma fortunatamente la magistratura americana ha aperto un’inchiesta.

Poi una serie di fatti sempre di questo genere per vietare la circolazione di tante applicazioni per iPhone “scomode” perchè non controllate direttamente dall’App Store, il servizio da cui è possibile scaricare cianfrusaglie per il cellulare Apple. Tra queste, il programma per girare video Qik. Qik è un ottimo video maker, semplice e leggero, perfetto per i cellulari di ultima generazione e particolarmente funzionante su iPhone. Peccato non sia di proprietà della Apple che, visto che non ci guadagna un centesimo dalla sua diffusione, è riuscita ad impedirne l’installazione sui suoi prodotti.

Oggi è scoppiato il caso Google Voice, un’applicazione di Google per iPhone molto criticata dagli esperti del settore, ma che in ogni caso la Apple non avrebbe dovuto bloccare. Leggetevi l’articolo di Repubblica qui.

Insomma la casa di Cupertino si scaglia contro l’open source, contro le altre software houses, contro i servizi di telefonia che non gli sono simpatici, contro tutto ciò che non gli fa fare abbastanza soldi. Qui non sto parlando male dei suoi prodotti, dagli ottimi sistemi agli innovativi lettori mp3, ma della politica aziendale: quello che è Apple va con Apple (Final Cut, iPod), quello che non è Apple va distrutto. Amica dei creativi?

www.techcrunch.com

1 commento:

  1. sì ma sono così carini i gadget apple... è tutto molto carino, sì! e poi Steve Jobs se si scrive così è stato uno dei fondatori della Pixar, non dimentichiamocelo eh!?

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