lunedì 15 marzo 2010

Hey, chivalà, aaaaalllrrrrgghhh coff coff

Teatro degli orrori
Bronson, 27/02/2010
12 €E' la seconda volta che vedo dal vivo i "Teatro degli orrori", ed è la seconda volta che il mio voto, da uno a dieci, è "mah".

Musicisti ottimi, con Gionata Mirai sempre più somigliante, nel viso e nell'eleganza, a Cristiano Godano dei Marlene Kuntz (gran complimento), con quella bestia di Nicola Manzan che stupra le chitarre con ironia e violenza facendo le corna con le mani al pubblico, con il batterista Francesco Valente cianotico e giallognolo che sembra dover svenire da un momento all'altro e invece pesta con maestria per due ore rompendo il rullante, col bassista (ok, non so chi sia) che, per quel che mi ricordo, non fa minimamente rimpiangere Giulio Favero.

Poi arriva lui, quello nella foto. Il cantante Capovilla si presenta sul palco con un braccio ingessato (brutto presagio), prende il microfono e bofonchia qualcosa, dimostrando A) di non avere voce B) di essere ubriaco/fatto/entrambi. Per la prima mezz'ora di concerto non si comporta neanche malaccio, poi alle urla più o meno intonate si sostituiscono urla strazianti ("Hey, chivalà, aaaaalllrrrrgghhh coff coff"), stecche a go-go e, almeno a me è sembrato, pezzi stonati per quasi tutta la loro durata (epica "Direzioni diverse" fatta un tono-un tono e mezzo sopra rispetto alla base).

Vabè, è appurato che il ruolo di Capovilla è di intrattenitore, più che di cantante, e questo lo fa benissimo: filippiche sul fatto che noi giovani dobbiamo riappropiarci della vita e non guardare la tv, innumerevoli stage diving dove perde il microfono tra la folla, pause di riflessione che gli riescono un po' grottesche.

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