sabato 13 marzo 2010

Una famiglia un po' psicosemiotica

by Paco Garroyo per Billy

Università di Tortuga, 13 luglio, ore 11. In sottofondo, la voce del professore che blatera.

Le tematiche del corporeo, del passionale, del sensibile e dell'estesia. Il dibattito teorico relativo alle radici corporee ed emotive del senso. La linguistica cognitiva, le arti del dire e dell'oralità. “Sto impazzendo, pensai, questa lezione è un piccolo assaggio dell'Inferno. Uno di questi giorni succede, torno a casa e faccio un casino. Prendo il cane e lo inchiodo alla mamma, prendo il babbo e lo lancio sul vicino. Appicco fuoco al frigorifero e affogo il cactus, finisce che lo faccio”.

Mi incantai, ripensando all'osceno film Willard il Paranoico che avevo visto la sera prima: “Diavolo, è vero. Altro che giardini magici, labirinti e inquietanti manicomi: tutte le grandi storie di follia si sviluppano tra le mura domestiche, o comunque in famiglia. Come ne I pugni in tasca di Bellocchio, dove il giovane Alessandro, folle ed epilettico, innamorato della sorella Giulia, ammazza i parenti per poi fare una morte angosciante. E L'uccello dalle piume di cristallo di Argento, dove moglie e marito insieme non fanno un assassino sano. Nel Grande cocomero della Archibugi la malattia di Pippi è dovuta – et voilà – alla difficile situazione familiare. Oppure Shock di Mario Bava, dove Dora ammazza due mariti poi si taglia la gola, mentre il figlioletto felice parla coi fantasmi. E il caro Norman Bates, che uccide la madre e ne conserva il cadavere nello scantinato? Pensa se arrivo a casa e mio babbo dice hey mi hanno assunto come custode invernale in un grande albergo nel culo del mondo! Col cavolo che vengo, gli rispondo! Ho venticinque anni, sono pressoché indipendente, e in ogni caso non posso più andare sul triciclo, per quanto mi dispiaccia, gli rispondo!”

Lessi il titolo del libro che avevo sotto il naso: Semiosis without Consciousness? An ontogenetic perspective. “E' luglio, a Tobago c'è un sole che spacca, e noi siamo chiusi in questo stanzone dell'università di Tortuga. L'aria puzza di big babol e sudore. Il prof sta tenendo una lezione di 'Psicosemiotica della Paura'. Altro che casa, altro che famiglia: se esiste un Regno dei Tarati, è questo. E se non ammazzo nessuno nei prossimi cinque minuti, sono salvo”.

2 commenti:

  1. ... si le lezioni di semiotica sono "stupefacenti"... l'unico che vent'anni fa ascoltavo con interesse era Paolo Fabbri... gli altri anche se mi incuriosivano mi mettevano tendenzialmente di malumore... con molta chiarezza Greimas ha titolato un suo scritto "Semiotica o Metafisica?"... mi sembra questo dica tutto. Comunque sia a Bologna ho passato anni meravigliosi.

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  2. Bologna anch'io! Di professori mi è rimasto nel cuore Costantino Marmo; della semiotica non mi è rimasto in testa nulla.

    :)

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